“Morte a Venice” di Ray Bradbury.

Sappiate che avrei fatto di tutto per dirvene bene, ma Morte a Venice è un libro triste, riuscito male, uno sgorbietto che non sai da che parte girare per trovargli la testa. E quello finisce sempre per mostrarti il culo. Ecco, più o meno una roba così.

L’atmosfera cinematografica e mortifera è la stessa del magnifico Il cimitero dei folli, ma qui si vira verso l’impareggiabile Chiedi alla polvere di John Fante. Peccato sia una pessima imitazione di John Fante, un Fante perculato da Faletti, tanto per capirci.
E quindi sì, Morte a Venice è brutto quanto la sua copertina – orrenda – e, se non si fosse trattato del buon Bradbury, già dopo trenta pagine avrei infilato il romanzo nel prossimo paccozzo commentozzo. Ma, accidenti!, si tratta di lui… e quindi l’ho infilato nel paccozzo dopo averne lette altre trenta. E fanno sessanta, sessanta pagine di noia.

Il libro è tradotto da Giuseppe Lippi, la mia copia – prima edizione gennaio 1987 – arriva dal Mercatino del Libro e del Fumetto di Ferrara. “Un romanzo di Ray Bradbury” è scritto in grande, così non ci si può sbagliare… e così ti fregano!
Ho tentato in tutti i modi di capire dove accidenti volesse andare a parare il nostro Bradbury, ma non si può soccombere a un Faletti che imita John Fante. Non si può.

La trama? Ah, be’, la trama è carina, il romanzo vorrebbe essere un poliziesco pieno di sfigati. Ci riesce. Il protagonista è uno scrittore – sfigato – che vive in un buco d’appartamento – da sfigati –, in un posto dal meteo inclemente. Sfigato pure il meteo.
La gente che gli sta attorno comincia a crepare – sì, la sfiga, già… – e solo lui si rende conto che la gente muore perché in giro c’è un pazzo. Nelle sessanta pagine che mi sono sorbita, lo scrittore sfigato è quasi riuscito a convincere il poliziotto sfigato a indagare sulla morte del primo sfigato.
«Questo avvincente romanzo non è solo un classico del mistero – tenta di convincermi Rizzoli –, è anche una storia d’amore a lieto fine e un omaggio ai grandi della letteratura poliziesca e agli anni d’oro del cinema hollywoodiano». Senti Ray, facciamo così, la prossima volta che decidi di fare un omaggio… manda dei fiori.

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

10 risposte a ““Morte a Venice” di Ray Bradbury.”

  1. LFK dice :

    Da questo libro mi ha sempre allontanato il titolo. Perché morte a “Venice” (Venezia in inglese)? Poi ho capito, non si parla di Venezia, ma proprio di Venice in (mi sembra) California. E mi ha dato un certo fastidio il richiamo al libro di Mann, da cui tra l’altro (mi sembra di capire) ha quanto meno copiato il lavoro del protagonista.

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  2. Silvia dice :

    Ah! Quindi con la trilogia come si fa? Si parte anche noi direttamente dal secondo? 🙂 🙂
    Bene! Visto che la mia biblioteca di paese ha solo appunto il secondo e il terzo! 🙂

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