“La schiuma dei giorni” di Boris Vian.

Tocca dire male di un libro che in tanti hanno descritto come una genialata. Cosa che non escludo, però mi ha annoiata quanto il giochino d’unire i puntini: che cosa apparirà? Unisci i puntini per quasi trecento pagine e poi ti appare la madonna, ma c’era da aspettarselo se la chiami in causa più volte. E in toni poco benevoli.
Ovviamente io non tiro madonne, me lo impedisce una rigida educazione – che però non ha evitato il nascere di questo blog – e non mi aiuta il rispetto che nutro per l’autore, e ovviamente per crocefissi e affini. Insomma, non sapevo a che santo votarmi e mi sono dovuta rimangiare gli insulti.

Partiamo dunque da Boris Vian – no, non dal crocefisso, non vorrei andare troppo per le lunghe –, Vian era un tipo strepitoso. Un tizio campato poco, ma in quel poco ha fatto di tutto: Boris Vian era un genio. Trombettista, traduttore – di Chandler, tra gli altri –, scriveva di jazz, di teatro, di varietà. Laureato in ingegneria cartaria, ha pubblicato con Gallimard grazie a Raymond Queneau… e i suoi romanzi sono stati un fiasco. Meglio, molto meglio, il pulp a sfondo erotico che ha scritto sotto pseudonimo: Sputerò sulle vostre tombe. E certo ci sarebbe riuscito se non se ne fosse andato a trentanove anni per un attacco di cuore. Per sapere tutto il resto, ed è davvero tanto, potete chiedere a Wiki.

Ok, di lui abbiamo detto, ed è un lui che va trattato coi guanti. Difatti mi spiace parecchio dovervi confessare che cinquanta pagine di La schiuma dei giorni mi hanno fatto rimpiangere le trame tramortite.
Chiediamo a Wiki di farci un breve sunto di ciò che accade nel romanzo di Vian: Colin è un ricco giovanotto il cui valletto, Nicolas, è un uomo pieno di risorse; possiede inoltre un’invenzione olfatto-musicale: il pianocktail.
Come in un valzer vorticoso, Colin incontra Chloé e la sposa in una pomposa cerimonia. In un atto di generosità, Colin dona un quarto del proprio matrimonio agli amici Chick e Alise cosicché anch’essi possano sposarsi. La felicità dovrebbe regnare tra entrambe le coppie, tuttavia Chloé si ammala durante la luna di miele: ha una ninfea in un polmone, condizione rara e dolorosa che può essere curata solo circondandola di fiori. Le spese per la cura sono proibitive e ben presto Colin finisce sul lastrico.
Nel frattempo, Chick diventa ossessionato dal filosofo Jean-Sol Partre e spreca soldi e energia nel collezionarne tutte le opere. Alise tenta di salvarlo dal disastro finanziario e di essere nuovamente al centro della sua attenzione; cerca quindi di persuadere Partre a non pubblicare altri libri e lo uccide a un suo rifiuto, vendicandosi anche con i librai.
Colin tenta disperatamente di trovare, invano, altri fiori per Chloé; il dolore per la sua morte è così forte che il suo topo domestico si suicida per evitare l’enorme tristezza.

Bene, grazie a Wiki per il contributo. Affidiamoci quindi alla prefazione di Ivano Fossati – la traduzione invece è di Gianni Turchetta – per farci spiegare quello che, a una prima occhiata, io definirei una trama geniale. Se non fosse che poi, resa su carta dal buon Boris, è astrusa, incasinata, poco scorrevole e con personaggi tirati a fionda.
Certo è tutto nello stile di Vian, ma non è altrettanto nel mio stile di lettore: questo romanzo sembra avere il singhiozzo. Ha l’anima surrealista dell’oppio fatto testare ai criceti – e quelli corrono, corrono, più del solito –, l’incauto ottimismo della groupie – che si fa mestizia quando smette di frequentare i camerini – e le visioni mistico-letterarie che ricordano l’involucro delle Big Babol. Mica che le Big Babol siano cattive, sia detto, ma dopo due morsi sono stomacose e dopo altri due sanno di cartone bagnato. Ma vuoi mettere il profumo?, ti manda in chicche.
Quindi, a pagina 9, Ivano Fossati racconta che questo romanzo è «Un mondo a rovescio, un bestiario surreale con una propria estetica e una propria morale, che ricorda il Lewis Carroll di Alice oltre lo specchio, ma anche senza sforzo i Beatles di Magical Mistery Tour». E se volevi nominarmi personcine che non mi stanno simpatiche… ma vabbe’, andiamo avanti. «Un particolarissimo romanzo di formazione, che porta di rimando in rimando a molti altri racconti di questo genere letterario fino a Salinger». E stop di nuovo, ho odiato Il giovane Holden.
Qualcosa mi dice che non dovevo avvicinarmi a Boris Vian, dovevo lasciarlo sul suo piedistallo – che si è ampiamente meritato – senza indagare troppo, senza voler tentare di capirci qualcosa. E certo mi darete dell’asino – fate pure –, ma il nonsense del romanzo non mi ha stupita, rallegrata, rattristata o mandata in trance. Non mi ha aperto la mente… però sì, mi ha rotto le palle.
La storia d’amore? Non saprei, a pagina cinquanta avevo già divorziato da Vian.

Ma questo non toglie merito a Boris Vian, e chi sono io per battezzare La schiuma dei giorni un brutto libro? Chi sarò mai per asserire che i personaggi – legnosi – parlano più o meno del niente? Nessuno, proprio nessuno. Ecco perché voi fingerete di non aver mai letto questa recensione e giurerete – mano sul cuore – di non avermi mai sentito ammettere che questo romanzo è patafisicamente volato fuori dalla finestra… schiantandosi sul prato del vicino.

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

20 risposte a ““La schiuma dei giorni” di Boris Vian.”

  1. ilcomizietto dice :

    “chi sono io per battezzare La schiuma dei giorni un brutto libro?”
    Gaia Conventi che argomenta molto bene il suo giudizio.
    Se poi gli argomenti non dovessero convincere la più vicina biblioteca o negozio di libri vecchi soddisferà la nostra voglia di avventura.

    … Ah, io sono convinto, sia chiaro! 🙂

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  2. Massimo basile dice :

    Un libro bellissimo e raffinato, destinato a non catturare le masse

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  3. minty77 dice :

    Ho sentito incensare questo libro per ogni dove, ma non mi sono mai convinta ad affrontarlo, forse proprio capendo a priori che è un monumento al surreale. E io ho dei seri problemi col surreale ancora da quando, in pre-adolescenza, mi sorbivo i libri della Einaudi Ragazzi anni ’70-’80, che mio padre comprava in blocco nei remainders per me, e che ospitavano spessissimo autori-pedagoghi famosi, invariabilmente impegnati a creare mondi che parevano usciti da un trip d’acido che li avesse presi particolarmente male (e magari era vero, eh! Che ne so io…). Sì, ho iniziato presto a sviluppare feroci odi letterari! 😛
    Contando che pure io ho un’estrema antipatia per Holden e per quell’altra strippata di Alice, direi che posso tenermi lontana serenamente da questo romanzo e dalle ninfee che crescono nei polmoni: è più divertente quando lì ci crescono le piante di piselli, e i protagonisti finiscono in una puntata di “Io e i miei parassiti” o “Malattie misteriose” e se la cavano con un intervento veloce e mini-invasivo! XD

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  4. Silvia dice :

    Lo volevo legger , ma ho letto prima “Sputerò sulle vostre tombe” e mi ha fatto cagar…, quindi ho rimandato la lettura della “Schiuma dei giorni” a data da destinarsi …

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  5. mosco dice :

    farsi troppe canne fa male, fa crescere ninfee nei polmoni! e se insisti arrivano anche le rane e le bisce d’acqua. A Vian anche nel cervello. Tu stai accorta, che si inizia con le farfalle poi si degenera 😉

    a me invece cresceranno i funghi se non la smette di piovere.

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    • Gaia Conventi dice :

      Porta i funghi, io faccio la polenta. Vedrai, sapremo sopravvivere a tutto!
      (Se ti ritrovi qualche pollicione contento su aNobii… sono io che vado in brodo di giuggiole per le tue recensioni cattivissime). 😀

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  6. mosco dice :

    sai, sono proprio cattivissima non è che mi disegnano così 😉

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  7. diait dice :

    … prefazione di Ivano Fossati????
    Postfazione di Lella Costa.
    Blurb di Massimo Gramellini.
    Fascetta di Michele Serra.

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