“Marinai perduti” di Jean-Claude Izzo.

Uno dei libri più tristi che mi sia capitato di leggere, un romanzo che mette voglia di farla finita. Anche di leggerlo. Mica che sia scritto male, eh? No, per carità, è solo pesante come un Orsimusiani sullo stomaco.

Marinai perduti, con traduzione dal francese di Franca Doriguzzi, narra la storia dell’Aldébaran, destinato ad arrugginire nel porto di Marsiglia dopo il fallimento dell’armatore. Sul catorcio restano tre simpaticoni: il capitano che non vuole abbandonare la nave – erano altri tempi –, il suo secondo che attacca bottoni mitologici a noi lettori – lui è greco e devi farti sapere che è un greco che di cose greche ne sa – e il marconista che vorrebbe andarsene ma combina un casino ed è costretto a rimanere.
Nel frattempo, nell’immobilità più totale e in una Marsiglia raccontata strada per strada – maronna che pizza… –, accade quello che sono solita chiamare uno sproposito alla Coe: gente che non si sente e non si vede da una vita si ritrova per puro caso. Nella piazza di Cocomaro di Focomorto? (466 abitanti secondo Wikipedia). No, macché, in uno dei tanti bar di Marsiglia. (Secondo Wikipedia gli abitanti di Marsiglia sono parecchi).
Ma, ehi, la storia continua e questa gente bisogna farla girare come le biglie, e quindi il marconista – nel romanzo è simpatico come una cacca sotto i sandali – va a ficcarsi in un guaio e il secondo – quello che sproloquia per tutto il libro di questa benedetta tizia a cui deve chiedere scusa e se non lo fa non può cambiare vita, e poverino lui, poverina lei, poverini tutti… – glielo risolve. E lì comincia il casino che finirà per inguaiare tutti, compreso il sior capitano che ha rogne da risolvere con la moglie, smollata a casa come un paio di pattine e poi chissà perché questa ultimamente ride poco.

Noi nel frattempo ci siamo sorbiti vecchi racconti di mare – tristi – e storie di donne in ogni porto – tristi le storie e tristi le donne. Da qualche parte potrebbe trovarsi un afflato di redenzione, ma questo è un libro per aspiranti suicidi e quindi tutto è male quel che finisce male.
Quindi, in un romanzo dove tutte le donne la danno via allegramente perché così va il mondo – si salvano mamme, sorelle e poche altre – e dove non si sa come i protagonisti non siano morti di cirrosi epatica già nei primi capitoli, ecco Marsiglia dipinta come una perla d’umanità, un crocevia di uomini e nazioni. Ribadisco: strada per strada. E per fortuna Marsiglia è grande, ché con Cocomaro di Focomorto il libercolo si sarebbe smagrito di parecchio.

*La mia edizione è un tascabile e/o che mette a dura prova le dita: tocca sbirciare dentro un bivalvo. Per fortuna lo si impugna bene, almeno in fase di lancio. SLAM!, guarda come vola…

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Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

16 risposte a ““Marinai perduti” di Jean-Claude Izzo.”

  1. Daniele dice :

    E così, lo consigli come alternativa ai Malavoglia, nelle scuole? 😛

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    • Gaia Conventi dice :

      L’unico testo degno d’essere menzionato coi Malavoglia è il Mastro don Gesualdo, così da prendere due piccioni con un solo accidente.
      Il libro di Izzo, a confronto, è leggero e divertente come un cartone della Disney.
      Anche perché, vorrei ribadirlo – ma noi di Giramenti lo sappiamo bene -, il libro che io non ho digerito non è per forza di cose un libro indigeribile. È che tra di noi – io e il libro – non ci siamo piaciuti. 😀

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  2. minty77 dice :

    Grazie, perché prima di questo tuo post non avevo idea di cosa fosse un Orsimusiani (da come l’avevi detto, credevo fosse una marca di pianoforti… °_°)

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  3. pierpaoloannunziata dice :

    A me invece il libro è piaciuto. L’ho letto qualche anno fa, forse in uno stato d’animo particolare che mi rendeva incline ad apprezzarne le atmosfere decadenti e mortifere…chissà! Buon inizio di settimana.

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    • Gaia Conventi dice :

      E questa è una buona notizia: il libro giusto al momento giusto per il lettore giusto.
      Ecco perché ci siamo inventati lo scambio dei libri – sì, ok, noi lo chiamiamo amorevolmente scambio libridemmerda – ai nostri pranzi: non importa se a me non è piaciuto, da qualche parte c’è un lettore che aspetta proprio quel libro, e saprà apprezzarlo.
      Ah, come sono contenta quando le mie teorie trovano conferma! 😀

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  4. ellagadda dice :

    A volte mi capita di voler leggere un libro proprio grazie a una recensione negativa, quindi penso che lo leggerò, o almeno lo metto in lista 🙂

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  5. mosco dice :

    io ho letto la trilogia di Fabio Montale, di Izzo, sempre edizione E/O, circa 700 pagine. Ho dovuto seguire un mese di fisioterapia per riprendere l’uso dei polsi 😀

    bella, molto bella, ma per la miseria quanta sfiga porta Fabio Montale? ad incrociare il suo cammino si finisce come minimo morti sparati, rapiti, violentati. E’ vero che facendo il privato per strada nelle banlieue di marsiglia fra mafia e spacciatori non si incontrano mammolette e figlie di maria, ma accidenti, tutte a lui devono capitare? Ovviamente è triste e solo, pieno di rimpianti e di vuoti, un intellettuale malinconico: ascolta buon jazz, beve Lagavulin (dagli torto!) legge. Alter ego di Izzo, insomma.
    Poi ho letto “il sole dei morenti”: ancora più disperato. Che dire? a me piace anche se è un po’ troppo tutto, certo da non leggere in novembre quando fuori piove o quando si è stati mollati dal moroso, ecco. Non so se ho voglia di disperarmi con i marinai.

    Quel che butterei dalla finestra al momento è il mio PC: freeza, mi fa le schermate blu della morte, devo salvare ogni minuto e mezzo… temo stia per tirare le cuoia: credo abbia all’interno un’intera colonia di gatti, o almeno il pelo corrispondente.

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    • Gaia Conventi dice :

      Da tempo mi ripromettevo di leggere qualcosa di Izzo, qualcosa per capirci un pochino. Mi pareva proprio brutto non aver fatto nemmeno un assaggio.
      Dunque ora posso dire che Izzo non è affatto male, ma io sono allergica alla disperazione e ai disperati. Cosa che un pochino si era capito dai toni del blog. Però ammetto senza problemi questa pecca, perché incocchiare il libro sbagliato sottintende “sbagliato per me”. L’umanità è vasta e la penna di Izzo merita attenzione.

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