“Il commissario Habib. Due gialli in Africa” di Moussa Konaté (trad. Ondina Granato), per il Reading Challenge 2016 e con recensione facciale.

A Mali estremi, estremi ripieghi.
Il libro avrebbe dovuto fare contenta la categoria 14 – “Un libro di un autore africano” – ma delle due storie presenti nel volume mi sono fermata alla prima – L’assassino di Banconi – senza perderci il sonno per non essere arrivata al gran finale. Chi ha fatto fuori ‘sti tizi nelle latrine della bidonville di Banconi? Be’, è un quesito che mi farà dormire comunque.
“Il Milione” di Marco Polo (scritto in italiano da Maria Bellonci, Anna Maria Rimoaldi ha collaborato alle ricerche e Valeria Della Valle ha scritto l’introduzione): lettura del Reading Challenge 2016, con recensione facciale. Ohhh… che messa cantata che è ‘sto titolo!

Colombo leggeva Il Milione e ha scoperto l’America. Ma solo perché l’America è difficile da scansare.
Questo libro avrebbe dovuto sfamare la categoria “Un classico della letteratura italiana”, che invece ha dovuto tenersi la fame. Già, perché dopo un centinaio di pagine – di cui trenta e sbrisga dedicate alle tante versioni del manoscritto e alla vita di Marco Polo – ho dovuto abbandonare l’impresa, dandomi per vinta. Devo dire che nella decisione ha influito il fatto che mio marito si sia detto stanco di vedermi sonnecchiare a libro aperto. Insomma, non volevo mollare… ma quell’appunto è bastato a farmi mollare la pezza. Ok, lo ammetto, non aspettavo altro.
“Come diventare uno scrittore di successo” di Marco Visinoni (per il Reading Challenge 2016 e con recensione facciale, per non farsi mancare niente!).

Subito lo Strega! Devo digerire un libro…
La mia copia di Come diventare uno scrittore di successo ha una sua piccola storia. Rientra tra le letture del Reading Challenge 2016 del gruppo Facebook Ti consiglio un libro e va ad accontentare la categoria “Un libro che non avresti mai pensato di leggere”.
“La verità della suora storta” di Andrea Vitali.
Già esiste il Premio Ig Nobel ma credo che nessuno si sia ancora deciso a fondare il Premio Ign Utile. Peccato, perché se questo libro concorresse all’edizione 2015 avrebbe ottime possibilità di vittoria. Difatti, cari loro, non so in che categoria cacciarlo, nemmeno quella dei “Libri nì” farebbe al caso: semplicemente La verità della suora storta ha motivo d’esistere solo perché la copertina riporta il nome del suo autore: Andrea Vitali.
“I veleni della famiglia Borgia” di Mario Puzo e Carol Gino (trad. Matteo e Gianni Montanari).
Ok, lo confesso, ogni tanto prelevo un libro borgiano dalla mia vasta collezione con l’unico intento di sbertucciarlo. La domanda è sempre la stessa: quante pagine dovrò sciropparmi prima di incocchiare una chiavica? In questo caso ne bastano 50, poi arriva la vaccata assoluta e andare oltre diventa impossibile.
“I 21 modi di non pubblicare un libro” di Fabio Mauri (con prefazione di Umberto Eco).
Inutile chiedersi come un libricino ino ino tanto antipatico sia arrivato alla pubblicazione. Basterà chiarire che l’autore ha un curriculum tale e un parentado talaltro che, diciamocelo, viene quasi da perdonargli la sicumera sbandierata nel libercolo e il malcelato disprezzo per quel poveretto che, avesse mai deciso di mandare il proprio manoscritto a una casa editrice, prende invece corda e sgabello per farla finita. Ed è tutto merito di questo prezioso testo, il cui vezzeggiativo potrebbe quindi essere testicolo: uno di quei vezzeggiativi che richiamano tutti i gatti del circondario.
“Piccoli suicidi tra amici” di Arto Paasilinna (trad. Maria Antonietta Iannella e Nicola Rainò, postfazione di Diego Marani).
Dovessi parlarvene bene, direi che il cartoncino della copertina è fantastico. Zigrinato, piacevole al tatto… E dovrei fermarmi lì. Già. Altri pregi, ahimè, non riesco a trovarceli. Non nella narrazione – lenta, noiosa, un testo che sembra scritto in maniera facilitata per deboli di comprendonio – e nemmeno nel formato editoriale. Partiamo da quello e leviamoci subito il pensiero.
Impressioni libresche veloci veloci di una lettrice in fermoblog: “A ovest di Roma” di John Fante (trad. di Alessandra Osti e intro di Franco Marcoaldi).
Ebbene sì, oggi è il giorno in cui mi tocca dire male di Fante. Pace all’anima sua e a quella dei lavoretti libreschi che dovrebbero restare sepolti in qualche cassetto, e invece… Invece in A ovest di Roma trovo due cosette che, senza il nome dell’autore a fare da sponda, sarebbero da ignorare. Per il bene di tutti. E non fatemi aggiungere “a mio modesto avviso, a parer mio, per quanto mi riguarda” e affini. Sapete che parlo per me, parlassi a nome di tutti sarei il Papa.
Impressioni libresche veloci veloci di una lettrice in fermoblog: “150 anni in giallo”, a cura di Giuseppe Lodi + “Alta tensione” di Harlan Coben (trad. Nicoletta Lamberti)
150 anni in giallo, a cura di Giuseppe Lodi
Ho letto qualche racconto (la Rue Morgue di Poe ha più note di una sinfonia, I faggi rossi di Conan Doyle è già stato proposto almeno quanto la Rue Morgue, S.S. di Matthew P. Shiel è noioso come un The best della Pausini, Il fiammifero svedese di Cechov non mi è mai piaciuto, Passi misteriosi di Chesterton è un padre Brown sottotono), poi Bettina – l’ultima felina approdata in famiglia – ha fatto cadere il libro dal comodino, si è portata via il segnalibro e mi ha dato la scusa per leggere altro. Grazie Bettina!