Scrittori e scribacchini su Facebook: il meraviglioso mondo di Gennarino Coccolino Scrittore.
Facebook è per gli scrittori – più o meno emergenti – ciò che Amsterdam è per i cannaioli. Un posto in cui tutto sembra lecito e possibile, dove si è tutti amici e tutti si è accomunati dalla medesima passione. Ma si tenga presente che la cannabis, almeno lei, qualche malanno lo risolve davvero. La scrittura no, non sui social. Lì, a dirla tutta, la scrittura i problemi li crea. Mica fa tutto da sola, eh? A darle una buona mano – raramente una mano di editing – ci pensa il detentore di tale arte: lui, lo scrittore su Facebook.
Facebook: i “mi piace” che non dovresti chiedere mai (e altre bazzecole altrettanto raccapriccianti).
Ok, ammettiamolo, la richiesta di un “mi piace” non ha mai ucciso nessuno, ma dieci richieste al giorno cominciano a pesare sullo stomaco. Io, mediamente, ne ricevo tra le 30 e le 35. Vanno dalla pagina fan dell’autore alla pagina “mai letto ma mi piace sulla fiducia” del libro, dal festival letterario fatto in casa – in giuria zii e cugini di Gennarino Coccolino Scrittore, e Gennarino Coccolino come guest star – al concorso poetico che chiede venti euro a poesia, e si vincono i libri scritti dai giurati.
Questo post non vuole certo dirvi quando chiedere un “mi piace” ai vostri contatti, vuole solo farvi sapere che molte volte i vostri contatti finiscono per odiarvi. E ne hanno tutte le ragioni.
Scrittori su Facebook: grazie per l’amicizia… e leggi il mio libro.
L’abbordaggio libresco succede a tutti, se non vi succede è perché non siete iscritti a Facebook.
In quel posto lì – che vi sconsiglio di frequentare à la Saranno famosi – tutti DEVONO essere amici di tutti, e tutti gli amici scribacchini devono adoperarsi per il bene dei loro simili. Il perché non si sa, immagino sia un bel mix di “tanto è gratis” e “in fondo cosa ti costa”.
Non guasta una spruzzatina di faccia tosta e la certezza – titanica e inossidabile – d’aver messo al mondo un capolavoro. L’umanità ancora non ne è consapevole, bisogna farglielo sapere, utente dopo utente.
Trenta modi per farsi odiare, affossare un libro e passare per stalker.
L’amico Mario – un Mario a caso, sempre lui – mi segnala un magnifico post.
Come ben sapete, l’amico Mario – un Mario a caso – sta tentando di diventare famoso. Imbrocca editori a pagamento e concorsi letterari che si fanno di nebbia prima di dichiarare il nome del vincitore, guru del self che promettono la luna – ma non di miele –, concorsari neri che lo trovano antipatico e tentano di levargli il sonno mandandogli accidenti e avvocati.
Ora, sia chiaro, il Mario a caso è un tantino antipatico, ma io lo sono di più. Ecco perché – onore al merito! – Mario ha valutato fossi la persona più adatta ad affrontare questo argomento: i buoni consigli di pessimo gusto. Magari non proprio pessimo, diciamo discutibile, ecco. Sì, insomma, quelle cose che partono con le migliori intenzioni e poi finiscono in tragedia. Come le feste di Natale, e lo sterminio dei parenti.
La spam libresca su Facebook: come riconoscerla, come combatterla, come fanculizzarla.
La spam libresca, ormai è un dato di fatto, vi trova dappertutto. Non importa cambiare indirizzo email a ogni cambio d’armadio, uscire dai gruppi Facebook, scansare le pagine dedicate agli scrittori esordienti e palesarsi su Anobii con l’account della nonna morta di noia nel ’72: la spam libresca vi trova. Sempre.
Equitalia è un bluff, a confronto. Ché Equitalia lo fa per mestiere, mentre lo spammatore libresco ha eletto la caccia e la cattura come missione: la crociata a cui si è votato anema e core. Tutto il giorno, tutti i giorni, da casa e dall’ufficio. La convinzione è tutto e può tutto. E uno così convinto non lo convinci d’essere nel torto. Mai.
Lo scrittore spammatore: leggi il mio libro ma non dire a nessuno che…
Oggi la segnalazione ci arriva da Maria Semispammiscappovia, nostra affezionata utentAmica.
Maria ci racconta che su aNobii riceve posta da un autore di grido – arghhhh… –, così di grido che è costretta a urlarcelo: «Aiuto!, tizio mi spamma!». E noi, volentieri, corriamo in suo soccorso.
Amenità editoriali: dire, non dire e saperla raccontare
Di Lampi di stampa abbiamo già parlato, così una nostra utentessa mi fa notare tale piacevolezza apparsa su Facebook:
Trattasi di pubblicità progresso. Ma certo è niente se la si paragona a quanto ci racconta Interrete.
Spam! E subito diventi scrittore.
Oggi il post vi è gentilmente offerto da Lorella Spammatuasorella e da Luigino Spammatuocugino, amici carissimi che, in due distinte occasioni e differenti caselle email, si sono visti tallonare da offerte libresche – artistiche, scrittorie e avanti così – al limite del “che due maroni”. Che fare? Contattare Giramenti inviando un copia-incolla, ovviamente!
Linkedin/spam: esce il tuo libro? echissenefrega!
Ricordate quando dicevamo che la spam non è il modo migliore per promuovere il proprio libro? E quando asserivamo che ricevere spam dal primo che passa è come mangiare un panino con cotica e sabbia? Ecco, già, noi queste cose già le avevamo anticipate, poi mi capita di ricevere – io, lei, lui e altri fortunati – un messaggio su Linkedin. Il messaggio di un tale.
Un tale chi? Un tal poeta. Un tal poeta con un libro di poesie. Il suo primo libro di poesie.
Amicizie libresche su Facebook: compra il mio libro!
Ecco il tipico esempio di utente scrivente che chiede amicizia su Facebook. La richiesta d’amicizia ha pochi minuti di vita, a proposito sta per «Un po’ mi vergogno ma neanche tanto». Difatti è un a proposito che si palesa dal niente e arriva dopo un «Grazie per l’amicizia» e un «Figurati, grazie a te, ciao».
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