La bambina che… si sarebbe pure rotta di stare nei titoli.
La bambina che, e che palle!
Una bambina così dà il titolo a tanti libri, ma anche a un gruppo su Facebook: La bambina che ne aveva abbastanza. O, tanto per chiarire: Qui ci sono lettori che ne hanno abbastanza del tavor intellettuale propinato a dosi massicce dal conformismo editoriale, sin dai titoli scelti per i romanzi.
Ehhh… ma quante saranno mai queste bambine che?, saranno mica tante? Rapida ricerca su Ibs, spuntano fuori centinaia di titoli. E centinaia di ragazzine costrette a fare qualcosa, e a farlo in un titolo. Inutile dire che anche lui, il bambino che, è proposto in diverse salse. Di lui parleremo poi.
Pronti per questa ammorbante invasione libraria? Bene, partiamo.
La bambina che… salvava i libri, amava Tom Gordon, non esisteva, scriveva sulla sabbia, abitava sotto una lapide, giocava con il fuoco, leggeva i libri, mangiava i lupi, non poteva sognare, amava troppo i fiammiferi, indovinava gli indovinelli, amava la bellezza, visse due volte, diceva sempre di sì, parlava con le mani, scriveva storie, imparò a non parlare, fece il giro di Fairyland per salvare la fantasia, contava le formiche, disegnava cuori, ascoltava gli alberi, aveva perso la voce, perse la sua ombra per salvare la magia del mondo, parla al mare, voleva essere superman, piangeva troppo, correva con la luna, andò nel mondo delle fate, cambiò il mondo, volle fermare il tempo, mangiava troppo, mangiava sempre, non doveva nascere.
Ecco, e qui ti volevo!, non doveva nascere nemmeno questa benedetta moda di ficcare bambine nei titoli.
Ovviamente, a levarci quel “che”, le cose si fanno più serie.
Si va da Una bambina – così, in generale – a quella col falcone o con la gallina, da Una bambina e basta a quella di vetro, di neve, di burro, di piume, perduta, nata due volte o troppo occupata, bellissima o coi sandali bianchi, silenziosa o con la neve tra i capelli, buffa, filosofica, di polvere, dagli occhi di cielo, dalle mani sporche e via andare!
Ma dicevamo del bambino.
Il bambino che imparò a colorare il buio, sognava la fine del mondo ma sognava pure l’infinito o i cavalli, Il bambino perduto e ritrovato, che non voleva crescere, che visse due volte, che non parlava mai o che parlava la lingua dei cani, che inventò le stelle, imparò a volare, non è un elettrodomestico, non sapeva giocare a calcio e decise di allevare insetti, guardava le donne, si ficcava sempre le dita nel naso, si arrampicò fino alla luna e poi, visto che c’era, mangiava le stelle o le nuvole, fumava le prugne – eh? –, amava l’oceano, corre nel vento, smise di piangere, collezionava parole, guarda l’isola, non sapeva mentire, regalò un arcobaleno, morse Picasso, disegnava i gatti. Basta, mi fermo, non ne posso più!
Insomma, consigliamo ad autori ed editori di lasciare in pace questi poveri infanti. Stanno crescendo male, soprattutto in libreria. E, davvero, la bambina ne aveva abbastanza e il bambino s’è persino messo a fumare prugne. Con gli esiti che vi lascio immaginare.
Per chiudere il cerchio si potrebbe pubblicare il libro “La bambinaia”. Oppure “La bambinaia dei libri”, così ci mettiamo dentro anche i riferimenti ai libri. E perché non qualcosa di esoterico? “La bambinaia dei libri maledetti”. E chiudiamo con il complotto: “La bambinaia illuminata dei libri maledetti”. Fine.
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Sono titoli che piacciono. A qualcuno.
Poi quel qualcuno decide che piacciono in generale.
Magari ha ragione, eh? Siamo noi – zucconi e soldati semplici – a non capire.
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Però facciamo parte dell’esercito di chi legge i libri: magari due cose le capiamo anche noi 😀
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Sembra il catalogo di Newton Compton 😀
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Sembra. 😀
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La bambina che leggeva “giramenti” nel tentativo di crescere bene.” In generale io odio i bimbetti strumentalizzati, tipo le canzoni (non sigle dei cartoni) ma da “grandi” cantate da coretti di bimbi e tutti a dire “che teneriiiii”. Tutti tranne me.
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Teneri. Si tagliano con un grissino. 😉
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Dopo la pestilenza di qualche anno fa dei bambini che inseguivano aquiloni, ora abbiamo le bambine che fanno un sacco di cose: le femmine, si sa, sono molto più avanti!
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Sono cose che rivalutano la figura di Erode, che io ho sempre considerato un personaggio mal giudicato dalla storia 🙂
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Erode aveva i suoi buoni motivi, o forse s’era rimbambito montando un lettino Ikea. 😀
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Che sono i bambini se non i membri più giovani della famiglia?
Ritengo quindi che bisognerebbe spingere la fantasia del mondo dell’editoria, consigliando la scrittura di libri, con i loro bravi titoli, dedicati ad altri membri della compagine familiare, ingiustamente sottovalutati.
Che ne dite dei cognati?
Del mio, propongo due titoli: “La cognata… che poi non c’era neppure” ( da una immortale battuta di Renato Rascel ) e ” Il cognato di Keplero” . Non so neppure se Keplero avesse un cognato, ma casomai si può ovviare con altri personaggi famosi, che so, Guglielmo il Conquistatore, Hitler o Theda Bara.
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Pare che la cognata sia meno adatta della bambina.
Cara cognata, ti odio! però è un libro che può vantare «il finale più bello degli ultimi tempi». Segno che anche le cognate, a saperne dire male… 😉
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Ti segnalo uno dei titoli “bambini” più agghiaccianti, che mi gira da tempo in libreria, ma che non ho ancora letto:
http://www.libreriauniversitaria.it/bambina-amava-morte-mountain-fiona/libro/9788838487804
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Paura…
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Passiamo alle suocere? Una a caso? Ok, la mia.
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Ammazza la vecchia… 😉
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Ammazza la vecchia…
A proposito.
RIP, Bob Hoskins… 😦
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Ehhh, anche i migliori…
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L’ha ribloggato su Cercando Obliviae ha commentato:
Giramento del mercoledì…
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Ciao Pippo, grazie per il reblog. 🙂
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Di nulla sister!
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A volte le bambine le mettono anche quando non ci sono:
Le bambine che cercavano conchiglie = Secrets of the tides
Io la mia la farei al forno con le patate! 🙂
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Passerà anche la moda delle bambine, vedrai. 🙂
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