Una piccola quota per sveltire la lettura dei manoscritti: l’editore free che ti chiede soldi per saltare la coda.

E anche oggi sfruttiamo la segnalazione di un gentile utente, compagno di giochi e commenti che mi segnala un post di Starbooks.

Nell’articolo si parla di una casa editrice. Non importa quale, ciò che mi preme maggiormente è raccontarvi il modus operandi messo in atto.
Giusto o sbagliato che sia l’etica è faccenda complessa e dalle mille sfaccettature −, il dirsi editori free, per poi richiedere soldi per sveltire la lettura del manoscritto, pone qualche dubbio sulla validità della trovata. A me, almeno, ma si sa che io sono particolarmente schizzinosa quando si tratta di editoria.

Il commento di Jo March illustra la procedura in questione, e lo fa copiando e incollando l’email ricevuta dalla casa editrice.

Normalmente, se entro tre mesi dall’invio non si riceve una risposta, significa che il lavoro proposto non è stato ritenuto adatto alla nostra linea editoriale. Vista la grande mole di proposte che riceviamo ogni giorno, non riusciamo più a dare risposte individuali a tutti gli autori.

Certo, è normale, perché agli autori non basta un no: vogliono un no motivato. E anche quello non sempre serve, e spesso scatena una piccola guerra di botta e risposta. Faccenda che porta via tempo, ne sono consapevole.

Per come la vedo io, gli esordienti si dividono in due categorie: quelli dotati di sana e robusta costituzione il mio testo è valido, prima o poi troverò un editore ed è inutile che io mi accapigli a ogni no e quelli che soffrono d’incapacità toracica, ché l’ego piglia un sacco di spazio e finisce per togliere posto alla netiquette.
Ricordiamoci che l’editoria va sempre di corsa, tranne quando deve dare risposte: inutile tartassare l’editore, l’agente letterario, l’organizzatore di un concorso. L’esordiente deve saper attendere e incassare i rifiuti, e le critiche. Non vi sto dicendo che il silenzio di una casa editrice sia cosa buona e giusta, vi sto solo facendo presente che cercare la lite fa perdere tempo e serenità a tutti. Autore incluso.

Per venire incontro alle richieste di quanti vorrebbero ricevere comunque una risposta in tempi brevi, accompagnata da una valutazione sul testo o progetto inviato, abbiamo pensato di introdurre una nuova possibilità.

E già qui c’è qualcosa che stona: o si ha tempo per rispondere o non lo si ha. Se il tempo lo si scova, allora si sta introducendo un servizio aggiuntivo. Servizio a parte che, ovviamente, andrà pagato. Vediamo quanto.

Con il versamento di una piccola quota, garantiamo una risposta entro una settimana,

Una settimana è, solitamente, il tempo di risposta di un editore a pagamento. In quel caso è sempre una risposta positiva. Lo sappiamo tutti ma ribadirlo non guasta.

completa con una scheda di valutazione contenente:

o Sinossi
o Dati tecnici
o Analisi dei personaggi
o Analisi dei contenuti
o Possibile target
o Giudizio stilistico
o Suggerimenti per l’editing
o Punti di forza
o Indicazioni per la pubblicazione

Ovviamente l’autore può decidere di non avvalersi del servizio, può decidere che tutte queste indicazioni non gli interessano. Eppure, sotto sotto, il pensiero di saltare le lungaggini tre mesi d’attesa e il silenzio dell’editore che si fa vivo solo in caso di risposta positiva potrebbe avere la meglio sulla sua calma olimpica. Se così è, ecco i prezzi.

La quota per il servizio è di:
30 euro – albi illustrati e testi fino a 80.000 battute spazi inclusi
40 euro – testi tra le 80.000 e le 150.000 battute spazi inclusi
50 euro – testi oltre le 150.000 battute spazi inclusi

Secondo i miei calcoli al pallottoliere, 80.000 battute risultano essere più o meno 45 cartelle, che diventano 84 quando le battute sono 150.000. A qualcuno potrebbero sembrare prezzi onesti, magari l’inizio di una proficua collaborazione tra autore e casa editrice. Si tenga però presente che L’eventuale versamento della quota NON garantisce la pubblicazione del testo, ma solo tempi più rapidi per la sua lettura e l’ottenimento della scheda di valutazione.

L’utente che mi contatta mi chiede cosa ne penso, e certamente un’idea me la sono fatta. Non trovo, in effetti, una grande differenza tra “saltare la coda pagando” e non avendo certezze sulla pubblicazione e pagare la quota di un concorso letterario, con le medesime aspettative.

Anzi, vi dirò, ben pochi concorsi chiedono più di 25 euro quota che al momento sembra essere la richiesta media in caso di manoscritti , quindi il mio parere è che l’autore, in caso di simili proposte via email sull’articolo citato si racconta che tale eventualità a pagamento non sia presente sul sito della casa editrice debba far finta di niente. Attenda i tre mesi richiesti e non si faccia venire un accidente se non ottiene risposta. L’acquario editoriale è pieno di editori, e c’è persino chi non chiede soldi. Mai, in nessun caso.

[Parere personale, come sempre. In caso l’editore non gradisse, ricordi quanto ha affermato in un commento all’articolo su Starbooks: «Noi ci siamo date dei paletti etici ben precisi, ed entro quelli ci muoviamo». Io anche].

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

53 risposte a “Una piccola quota per sveltire la lettura dei manoscritti: l’editore free che ti chiede soldi per saltare la coda.”

  1. KINGO dice :

    Gli editori dovrebbero mettersi d’accordo e creare un telepass valido per tutti. Perche’ fare file inutili?

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  2. Stranoforte dice :

    In poche parole: ci sono orde di scrittori, autori, poeti e affini, la stragrande parte dei quali completamente incompetenti e titolari di mani sottratte all’agricoltura, che assediano giorno e notte, festivi e isole comprese, le case editrici e fan fare una vita da cani agli editori, i quali sognano invece un mondo rosa in cui tutto vada come loro vogliono.
    Tutto ciò merita almeno un piccolo risarcimento, ché nessuno sa cosa c’è dietro una casa editrice, un piccolo obolo che possa ammantare di gentilezza e disponibilità anche il vaffanculo. Fessi e contenti, ecco.

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    • Gaia Conventi dice :

      Strano sei strano, i tuoi commenti finiscono sempre in spam.
      Wordpress deve essersi iscritto al gruppo super segreto, quello dei poeti tartassati. Da te. Io no. Io non faccio mai niente e vorrei ribadirlo.

      Dicevamo delle case editrici, le poverette certamente ricevono molta roba da leggere. E certo anche roba da tramisti, tanta, troppa. Basterebbero due sinossi giornaliere à la trame tramortite per ferire seriamente un uomo di corporatura media, io sono un caso a parte, daje e ridaje sono diventata di tolla. Quindi sì, l’editore si ritrova con un sacco di carta straccia – fortunatamente la si ricicla -, ma è faccenda che dovrebbe tenere in conto prima d’aprire baracca.

      Leggere un manoscritto porta via tempo, qualche anno fa ho diretto per qualche mese – qualche e basta, e un giorno magari lo racconterò – una collana di gialli. Alla prima pagina già l’idea c’era: un testo con font colorato, arzigogolato e illeggibile non merita la fatica di voltare pagina. Così come non la merita un manoscritto zeppo d’errori grossolani. Passato quel primo step – se l’italiano tiene – si va oltre. Non sono mai stata della scuola “basta il pensiero”, se l’italiano fa schifo, metterci mano con l’editing è come voler fare bistecche con una tomaia.

      Il momento del no, comunicato in mail all’esordiente – ma immagino che autori navigati non possano essere esclusi a priori dal mucchio – è sempre delicato. Una volta un tizio mi disse che gli stava bene il contratto, ma non così, e mi mandò una bozza di contratto che avrebbe fatto la gioia di chiunque. Stretta tra due fuochi – l’editore non trattava manco col demonio – mi sono dovuta sorbire lagnanze a manetta. E che dire del tizio che si lamentava, con me, del curatore precedente? Ecco, altra discussione portata avanti per il bene della casa editrice, fosse dipeso da me l’avrei liquidato “alla Giramenti”.

      Insomma, una casa editrice ha le sue belle pare da risolvere, ma se mi viene detto che le si risolve al volo versando un piccolo obolo, allora rimango perplessa. O sempre o mai, se sempre, lo si comunichi nel sito.
      In giro c’è di peggio, in giro c’è di tutto, la chiarezza paga sempre. Anche quando all’autore è richiesto di pagare qualcosina. Cosa che io non farei, sia detto, ma io ho tutte le mie paranoie editoriali. E questo si sa.

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      • Stranoforte dice :

        La risposta che viene offerta ogni volta che si solleva il problema “pagamento” è sempre quella e sempre simile alle argomentazioni delle case EAP: poco tempo, crisi, vita dura, eccetera.
        In poche parole lo scrittore è di base rompipalle, secondo loro, quindi deve risarcire per il disturbo.
        Mah.

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        • Gaia Conventi dice :

          Sai bene – e da molti è stato apertamente dichiarato – che qualcuno considera tempo perso quello passato a scovare buoni autori. Quel tempo lo si vorrebbe vedere risarcito, ché l’editore deve fare un sacco di lavori connessi alla pubblicazione e lo scouting editoriale lo si mette tra i “disturbi”.
          Altri, per ovviare all’invio pazzo di manoscritti – c’è gente che invia di tutto senza nemmeno averlo riletto, e sappiamo anche questo – mette una tassa di lettura. Come avviene ai concorsi o al primo approccio con un agente letterario. E anche lì c’è da fare un distinguo: c’è l’agente che si fa pagare il “primo disturbo” e quello che si fa pagare “ogni disturbo”. Conosco entrambe le realtà. Certo c’è anche l’agente che non chiede nulla, e immagino abbia adottato il mio metodo “una pagina che fa schifo è un libro che fa schifo”. Immagino sia così, per il suo bene.

          A ognuno il proprio disturbo, ma va dichiarato prima. Sempre.
          Le piccole case editrici hanno un sacco di lavoro e poca gente a cui affidarlo, ma non è detto che il problema dell’editore debba diventare pure quello dell’autore. Un editore dovrebbe mettere la ricerca di buoni romanzi tra le occupazioni giornaliere che tengono aperte le serrande: no buoni romanzi, no libri da cui ricavare dindi.
          E mi si dirà che questo dovrebbe valere anche per un agente, ma ho qualche riserva in merito: l’agente sceglie, prende contatti con, invia e spera per il meglio. Un buon manoscritto non corrisponde a dindi incassati, non finché un editore non muove le rotative.

          Insomma, la richiesta di soldi per farsi pagare il disturbo è sempre complessa. Continuo a credere che la richiesta – se c’è – sia da piazzare nel sito. Deciderà l’autore come intende muoversi.

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          • Stranoforte dice :

            Giusto. Ed evitare di di precisare che la colpa è degli autori che con le loro lamentele fan perdere del gran tempo agli editori.

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            • Gaia Conventi dice :

              Già, questo non andrebbe mai detto. Per quanto esistano autori molesti, scrittori di robaccia, esordienti indegni d’attenzioni editoriali… la buona creanza sconsiglia di inimicarsi loro e pure le buone penne.
              Un editore che si dimostra antipatico con gli autori può star certo di ricevere in cambio un pessimo passaparola. E l’editoria è fatta soprattutto di passaparola: ottima pubblicità per vendere libri, ma anche pessima pubblicità per chi perde le staffe.

              Un autore – io lo so e tu lo sai – rischia di finire nella lista nera degli editor se si arrischia a dire male di libri e trovate editoriali. Inutile dire che lo stesso trattamento se lo vedranno rifilare anche gli editori poco propensi alla cortesia. Un minimo di cortesia, vorrei specificarlo, l’editore non è un confessionale sempre aperto e non è tenuto a pubblicare tutti.

              La professionalità sta anche nel dire no all’autore senza passare per orchi. Lo stesso si può dire dell’autore: un no resta tale. C’è gente che risponde al no raccontando le proprie disgrazie, o insultando. Non è una buona mossa e non porta da nessuna parte.
              Il passaparola, come detto, va in diverse direzioni: l’autore che rompe, l’editore dotato di poca pazienza, l’autore-blogger poco propenso a starsene zitto…

              Per quanto mi riguarda, piglio su quello che viene. Se mi lamentassi d’avere una pessima fama, farei uno sgarbo al blog che curo quotidianamente. 😉

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  3. Daniela dice :

    Sai Gaia, a uno che mi fa scavalcare la fila prima lo guardo e mi chiedo che cosa gli torna in tasca. Pochi lo fanno di cuore, molti per un motivo. Se una CE mette certi paletti io mi attengo a quelli e devono essere validi per tutti.
    Già è dura mandare giù pubblicazioni infami di gente famosa, se poi dobbiamo fare la guerra “tra i poveri” allora non ci sto più.
    Noi esordienti siamo “tachenti” sanguisughe a volte (io mi astengo perché ho mandato via così pochi manoscritti che mi considero un’haspirante che haspira ad haspirare!) veramente rimpiballe; però chiarezza da parte dell’editore, almeno questo
    Se son rose fioriranno…bei tempi quando si attendeva che la vita scorresse per il verso giusto…

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    • Gaia Conventi dice :

      Capisco perfettamente ciò che intendi: chi ha soldi pubblica – a pagamento -, chi ha conoscenze pubblica – ma non sempre vende -, chi lecca il culo pubblica – ma vende l’anima al diavolo – e chi ha due soldini può saltare la coda.

      Se il mondo fosse un bel posto, e l’editoria ci tenesse a diventarlo, in libreria finirebbero solo libri decenti, ma sappiamo che questo non succede.
      La mia teoria per la sopravvivenza editoriale recita: “Esserci, esserci sempre”.
      Non sono i migliori ad arrivare sugli scaffali, lì ci arriva chi persevera. Nonostante tutto e tutti.
      La concorrenza cala quando mollano anche i bravi, a quel punto c’è spazio per i “bravini”. Io, modestamente, mi metto tra i “bravini”, ma con una perseveranza degna del peggior virus. 😀

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  4. Daniela dice :

    E hai ragione, esserci sempre. Sono brava a esserci sempre su altre cose, sulla scrittura non ci sono quanto vorrei. Colpa mia intesi. Ma per fortuna non sono un’invidiosa: ho amiche che hanno pubblicato e ho tappezzato ogni dove per pubblicizzarle..che non sia più incline a diventare agente? Eheheh…

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  5. Stranoforte dice :

    Ah, sì, risolto, non vedevo il post perché inserito da una persona che avevo bannato. L’ho momentaneamente sbannata e posso leggere, ma non commentare perché non sono iscritto colà. Leggo, leggo.

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    • Gaia Conventi dice :

      Davvero non mi spiego perché tu l’abbia bannata… 😀

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      • Stranoforte dice :

        Mia moglie sta affilando i coltelli, ha letto un commento, là. Se non scrivo più sappiate che vi ho detestati tutti, da sempre.

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        • Gaia Conventi dice :

          Certo che la signora Strana è davvero strana, ancora non ha fatto il callo alle nostre spassose vicende editoriali.
          Dille, da parte mia, che deve preoccuparsi quando i toni si accendono qui, o sul tuo blog. Posti adatti a noi personcine cattive.
          Mai mi permetterei di tenere un simile contegno a casa d’altri. A casa mia o a casa tua, tanto c’è gente che mi scambia per la tua portinaia. 😉

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  6. lepaginestrappate dice :

    Certi editori hanno questa idea di stare facendo un favore alla gente a ricevere manoscritti e valutare pubblicazione.
    Possono anche scrivere direttamente “non mandate manoscritti noi non cerchiamo testi validi e siamo a posto”

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    • Gaia Conventi dice :

      Il mondo editoriale prevede davvero di tutto, e lo dico dopo averci scritto sopra 2718 articoli su Giramenti.
      (… ‘zzo quanto tempo che ho da perdere!) 😀

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      • lepaginestrappate dice :

        Vedo, grazie al tuo link, che mi si dà della persona delirante, in quel gruppo. Non posso rispondere e replicare, ma non lo farei minimamente, in sede. Dico solo, a tutti questi autori anelanti o meno che tanto sentenziano su chi passa di qui e lamentano la carenza di lettori interessati a quegli articoli, che io sono esattamente quello: solo lettrice, per niente interessata come autrice, in cerca di case editrici minori di cui leggere le pubblicazioni.
        E che leggere l’atteggiamento di insulti a passanti da chi si fa a fervente difensore di realtà editoriali di certo non fa che metterle in totale cattiva luce.

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        • Gaia Conventi dice :

          Ammetto che, tra le tante offese gratuite – ma se fai satira, le offese ti scivolano -, la più becera è stata lanciata ai commentatori di questo post, a te in particolare.

          Già qualche giorno fa il blog era stato reputato “poco culturale”, ma pure indegno di fare satira. Pieno di gente che non legge libri, li compra solo per la copertina, il nome in copertina, il marchio in copertina… E lo dico da blogger, lo dico leggendo i numeri del contatore, permettersi di lanciare accuse a centinaia di persone – e di possibili lettori, lettori di libri, intendo – è il modo peggiore di presentarsi in qualità d’autore. E non solo. Ma fermiamoci a quello, ci siamo già intesi.

          Per quanto vale, ti chiedo scusa per averti coinvolta nella giostra delle polemiche.

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          • lepaginestrappate dice :

            Ma figurati, mica ti devi scusare! Con tutte quelle che poi ti becchi tu!XD (Che è naturale perché si fa satira, e al tempo stesso innaturale PROPRIO perché si fa satira. Non sarò una letterata, ma chi dà della poca cultura e la prende in questo modo forse dovrebbe riesumare nozioni di base sulla satira. Se vogliono posso consigliare qualche lettura! :))

            L’accusa scivola, perché… stupida, francamente. Sterile. (“voi non leggete” XD ma signur, ma ma… ma…)

            Però, ehm, quando stai parlando con “lettori forti” e gli dai addosso (altrove, semidinascosto) perché si interrogano su una questioni di trasparenza (e con opinioni decisamente differenti tra loro, come si vede qui e nel post su Starbooks), fai una figura magra. La casa editrice non la giudicavo male, mi incuriosiva. Non è una banalità del genere a mettermela in cattiva luce. Mi lascia perplessa invece il clima di gente che ci bazzica intorno, certe reazioni spropositate per piccolezze del genere. Ecco, questo sì che mette una CE in cattiva luce.

            Buon proseguimento, Gaia! A te e ai giri del contatore! ;D Deve essere pieno di ignoranti illetterati che vogliono farsi una risata sulle contraddizioni dell’editoria! 🙂

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            • Gaia Conventi dice :

              Lo dico spesso e non è una baggianata, chi passa del tempo qui non è un semplice “commentatore”. Anche “lettore” non rende il giusto, preferisco pensarvi come compagni di viaggio. Chi va, chi viene e chi torna. Tanto qui c’è una gita tutti i giorni (tranne la domenica, già, perché mi sono rimessa a scrivere e ho dovuto stabilire qualche priorità).

              Su Giramenti succede di tutto, non sempre la pensiamo tutti allo stesso modo – e ci mancherebbe pure! – ma quando qualcuno esagera, quel qualcuno si vede trattato come merita. Perché ci sta lo scambio di battute e d’opinioni, le offese no. Non portano da nessuna parte e sono spesso sparate nel mucchio.
              A qualcuno frega un razzo, ma qualcuno ci resta male. Non siamo tutti fatti di nylon, e prima di diventarlo bisogna mandare giù qualche magone, daje e daje finché il mitridatismo non fa il suo sporco dovere.

              Vorrei ribadire un concetto che spesso salta fuori quando si tratta di libri stroncati: non è tanto la stroncatura a fare pessima pubblicità al libro, quanto, invece, l’autore che interviene senza conoscere le piccole regole della blogosfera. Se non riesci a reggere il dibattito, se credi d’averla vinta solo perché sei l’autore, se pretendi di denunciare il primo che passa… Ecco, allora la pessima pubblicità sta tutta lì. L’autore fa quello che non aveva fatto la recensione negativa: ammazza il libro.
              La stessa cosa è applicabile a molte altre faccende, compresa quella trattata nel post. Se i difensori della causa si abbassano all’insulto, è la causa stessa a uscirne male. Il mio post non era poi così cattivo – scrivo di peggio e si sa – ma la reazione spropositata di certa gente ha fatto il resto.

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    • lepaginestrappate dice :

      Specifica per coloro che passando di qui si permettono di sentenziare su di me, su cosa ho letto, non ho letto, sulla sanità mentale delle mie frasi eccetera. Tutto questo altrove, in luoghi pubblici ma a limitato accesso di replica.

      Ho letto l’articolo e sono rimasta perplessa perché: se fai cernita di manoscritti ti arrivano porcherie (io faccio parte a tempo perso di un minuscolo comitato editoriale e arriva roba di ogni genere. A scremare ci vuol poco, in realtà, a leggere le altre è tempo, ma ehi, quello è), ma si mette in conto quando si apre una CE che arrivano robe di ogni tipo. E’ il tuo lavoro,se sei interessato a trovare cose nuove. Se non sei interessato, amen, dì che sono chiuse le selezioni.
      Se decidi di attuare una politica di pagamento saltacoda, basta essere esplici. Premesso che non ho capito una cosa: ossia se il principio è saltacoda o, come invece si evinceva dalle spiegazioni, il pagamento è per la motivazione di rifiuto. Che sono due cose differenti, a mio parere.

      Certo, un parere delirante. Passare il mio tempo in un Centro per le demenze m’ha portata dalla parte dei pazienti, forse.

      Buon weekend

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      • julka75 dice :

        Vabbé, ma è evidente che tu hai scelto da che parte stare. E però è la parte SBAIATA.

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        • lepaginestrappate dice :

          non so, può essere divertente 🙂 per esempio puoi chiederti se i difensori di una CE che insultano i possibili lettori che pongono tranquilli (o ironici) quesiti ci sono o ci fanno. Puoi chiedertelo, anche se è una cosa folle!!!!!!!!

          ho pure meno di 65 anni. Sballo le statistiche.

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  7. newwhitebear dice :

    Che un editore si faccia pagare per leggere un manoscritto mi sembra singolare, che poi la risposta sia in una settimana, vuol dire che si è dotato di un software (esiste, tranquilli esiste) che prepara in automatico le schede di valutazione. Le condisco con qualche cretinata e ti faccio contento.
    Ora se tutti pagano, come fanno a smaltire i manoscritti in una settimana?

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  8. Iannozzi Giuseppe dice :

    Se paghi vieni valutato per quel che paghi, altrimenti niente.

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  9. Gaia Conventi dice :

    Sulla pagina facebook di Starbooks – https://www.facebook.com/groups/starbooksit/ – si sta parlando di questo articolo. E mi sta bene. Mi sto pigliando le mie bordate e mi sta bene anche quello. Però si sta parlando pure dei vostri commenti, e questo un po’ mi scoccia. Mi scoccia perché dare “nomi” a chi non li può leggere è pratica poco elegante.

    Nel frattempo, chiedo venia, me ne sono andata dal gruppo in questione. Non potrò quindi più rispondere ai commenti. Ma forse è meglio così.

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    • LFK dice :

      Gaia, ho risposto di là. Giusto per fartelo sapere, dato che sei andata via (orpolà, bellissimo titolo per una canzone), non capisco l’accanimento nei tuoi confronti e nei confronti della casa editrice. Danno un servizio a pagamento, esplicitandolo nel modo sbagliato, senza per questo diventare EAP. Ma questo è anche il succo del presente tuo articolo. Io non l’ho neanche commentato, all’inizio, perché mi è sembrato diverso dal solito, meno cattivo, molto pacato rispetto ai tuoi precedenti.
      Spiego: la mia stessa casa editrice, che non chiede un centesimo per pubblicare, ha una piccola agenzia che offre lo stesso servizio “incriminato” qui. La differenza è che non mischia le due cose, e nessuno può quindi lamentarsi della casa editrice, al massimo dell’agenzia. E scusa se è poco. Ecco, così credo si capisca il punto cruciale.

      Per il resto, come dicevo di là, c’è Mastercard…

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      • Stranoforte dice :

        No Luca, secondo me sbagli. Leggi bene le parole di Sara di Camelozampa. In buona sostanza lei dice che la sua redazione è letteralmente assediata da gente maleducata, incompetente, impaziente e rompisctaole e che quindi è giusto applicare, solo a questa gente così impaziente, che poi è la maggior parte degli autori che si rivolgono a loro, una gabella.

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        • LFK dice :

          Mario, io continuo a non vedere niente di così grave. Non è corretto non dirlo subito, e questo per me è l’unico punto sbagliato. Per il resto non stiamo parlando di tasse ad minchiam, ma di prezzo di un servizio che, ribadisco, andrebbe diviso dall’attività editoriale. Usarlo come deterrente? Beh, scelta opinabile anche quella, si può scegliere di ricevere solo in cartaceo, quello è un ottimo deterrente e la CE non ci guadagna niente se non tempo per occuparsi della sua attività.
          Questo semplice escamotage non rende la CE una casa a pagamento, e dal mio punto di vista (che è sempre e solo quello, non Vangelo) non vedo alcuno scandalo. Se non ti va di farti valutare, non chiedi il servizio. Comunque come ho scritto poco sopra, mi sembra strano che tutto ‘sto casino sia venuto fuori da un articolo di Gaia al di sotto del suo livello medio di stroncatura. Certo è lo Starbooks che ha originato tutto con il suo articolo, però poi ho visto accanimento verso Gaia che sinceramente non trovavo azzeccato.

          PS: se mi dici che fanno un concorso con tassa d’iscrizione per selezionare racconti, parliamo d’altro…

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          • julka75 dice :

            Per la verità non applicano una gabella. Danno una scelta. Lo mandi e te lo valutiamo in tre mesi. Se non rispondiamo vuol dire che non ci interessa. Oppure lo mandi chiedendo una scheda di valutazione, pagando un servizio. E te lo valutiamo in una settimana. Il punto è proprio che la scelta andrebbe specificata subito, senza farlo sapere con una mail dopo che il manoscritto è stato inviato. E no, non è qualcosa da editore a pagamento, a mio parere. Ma è una proposta che dovrebbe essere esplicitata immediatamente.

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            • LFK dice :

              Esatto, la penso proprio come te. Specificare subito, che poi le cose nascoste sembrano sotterfugi e diavolerie varie.

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            • Stranoforte dice :

              Julka, scusa, chi ha parlato di EAP? E dove? E’ che sono un po’ tardo, ma non vedo nessun riferimento in tal senso.
              Quello che vedo, invece, è una spiegazione a dir poco zoppicante circa quel “servizio”, un arrampicarsi sugli specchi. Mi chiedo perché sia tu, Julka, a dire che è un servizio quando è invece Sara che dice esplicitamente: “Innanzitutto mandarci un manoscritto o un progetto non è come andare a fare un colloquio di lavoro, nessuno dei nostri autori ha nei nostri confronti l’idea che noi siamo datrici e loro i subordinati. È l’offerta di una fornitura, di un servizio. A cui è legittimo rispondere facendo delle controproposte.”
              Ecco, le controproposte che a seconda di come le guardi assumono diverse connotazioni. In linea di principio è vero, ognuno ha il diritto di chiedere di essere pagato per un servizio che eroga (il talent scouting che una casa editrice dovrebbe invece fare in questo caso va a ramengo, ma va be’), ma se si legge meglio non si può restare indifferenti al senso globale del discorso che è sintetizzato così:
              1. gli autori che “si accontentano” di un semplice no sono pochissimi, praticamente mosche bianche;
              1.1. quelli pubblicati poi, pochissimissimi;
              2. molti, anzi il 99%, assedia i centralini, le caselle mail eccetera con richieste da questuanti, spesso villane e maleducate;
              3. prendiamo la palla al balzo e con la cortese espressione del “servizio” almeno ci facciamo qualche soldino extra, visto che c’è tutt’un formicaio di gentucola che brandisce il manoscritto dell”opera del secolo. Per non parlare della crisi.

              No, non è bello sapere che loro hanno un concetto così basso degli autori o almeno non è bello che lo dicano pubblicamente. Sì, andrebbe precisato esplicitamente che loro valutano manoscritti a pagamento. Anche perché, con ogni evidenza, chi legge e risponde senza farsi pagare, se tanto mi dà tanto, non ha capito nulla. Non mi addentro sull’eventualità di affidarsi a un’agenzia letteraria (ciò allevierebbe i loro impegni) perché scriverei fino a Natale.

              Nel merito del pagamento, poi, per carità, è più che legittimo, ma mi associo con chi si chiede: “ma se tutti pagassero, come farebbero? Viste le loro lamentele (una lunghissima serie di déjà-vu, déjà-lu e déjà-entendu) circa le tantissime cose che hanno da fare?

              Ma, dico, un autore non è valutabile anche da come si approccia alla Casa Editrice? Se è invadente non sarebbe meglio per un editore tenerselo lontano? No, meglio che paghi, così almeno non si butta via nulla.

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              • julka75 dice :

                Non mi stavo riferendo a qualcosa che hai detto tu, quando ho scritto che non lo trovo assimilabile all’EAP. Chiedo venia.
                Poi io dico che è un servizio perché uno degli ultimi commenti sullo starbooks ha esplicitato che si tratta di un servizio. E io così ho inteso. Se poi vuoi vederci del marcio, problema tuo.

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    • julka75 dice :

      No, francamente no. Non è meglio così. Non ho capito perché una persona che scrive un post come questo in cui, francamente, non ti trovo nemmeno a un decimo del sarcasmo che usi di solito per massacrare chicchessia, debba lasciare un gruppo su facebook per due persone che si sono sentite profondamente offese da… dal nulla. Il problema non è il tuo post. Il problema è che tutti quanti siamo contenti di vedere messo alla berlina chi non ci piace, ci godiamo tantissimo, ma appena toccano il nostro orticello personale la berlina non va più bene.

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  10. Gaia Conventi dice :

    Ho preferito evitare altra cagnara sulla pagina di Starbooks. A casa mia posso saltellare sui divani, a casa d’altri stonerebbe.

    E quindi lo ripeto qui, di nuovo, ma solo per chi ha qualche difficoltà con la comprensione del testo: il mio post non cita la casa editrice, a cui non ero interessata. Avessi voluto affossare QUELLA casa editrice – per motivi oscuri… ah, il solito complotto! – avrei inserito nome e numero di telefono. Invece – e sempre per chi le cose deve farsele spiegare dalla maestra di sostegno – mi premeva dire la mia sulla possibilità, pagando, di saltare la coda e farsi leggere prima.

    RIPETO: dire la MIA. Come si evince dalla grafica del blog, questa non è la bibbia, è soltanto un blog personale. IL MIO. Logica vuole che, sul mio blog, possa raccontare i fatti miei.

    E, specifichiamolo per chi va di fretta e per chi va fuori di testa alla prima baggianata: questo blog non denuncia truffe, non è il blog di Altroconsumo. Questo posticino, pieno di cattivi soggetti, racconta il brutto, lo strano e lo strambo. In editoria.
    Se parlo di tramisti, li sto denunciando come truffatori dell’arte comica di stendere una lista della spesa? No, ma per arrivarci bisogna essere dotati di un minimo di senso dell’umorismo. Non so voi, ma io ho qualche difficoltà a rapportarmi con chi si prende troppo sul serio. E non lo dico pensando a questa piccola vicenda, lo dico in generale: se le battute bisogna spiegartele, Giramenti non è il posto che fa per te. Stai perdendo tempo. Non perdere tempo, e non farmene perdere.

    E avanti con la messa!

    Qualcuno – ché i drammi prevedono anche il coro – si chiede perché io non abbia detto chiaro e tondo il nome della casa editrice. Certo, l’ho spiegato poco sopra, ma mi sa che mi tocca dirlo ancora: chiarendo perché c’è il link all’articolo di Starbooks.
    Non è la prima volta che linko semplicemente un post ma, per saperlo, bisognerebbe seguire Giramenti. Sorvoliamo. Se manchi d’umorismo, è chiaro che Giramenti non lo segui. Che lo segui a fare? Ecco, appunto, non perdere altro tempo. E non farmene perdere.
    Quindi, perché lì non c’è il nome della casa editrice? Semplice, e già detto. Ripetiamolo, magari a forza di dirlo…
    Non mi premeva raccontare di quella casa editrice, soltanto di quella metodologia per saltare la coda. Se non avessi linkato il post di Starbooks, qualcuno mi avrebbe accusata d’aver manipolato, tacitato, girato e voltato ciò che stava scritto nell’articolo in questione. I commenti della casa editrice sono ancora là, li potete leggere, non ho nascosto niente. Non sono il tipo. Vi sembro il tipo? Magari non mi conoscete. Forse è una fortuna, anche per me.

    Non ho mai asserito che “pagare e saltare” sia quanto di peggio abbia mai scovato nell’acquario editoriale. La mia opinione resta sempre la stessa: scrivilo nel sito della tua casa editrice e io deciderò se la trovata mi aggrada. Ogni proposta – fosse pure quella d’andare a bersi uno spritz – inviata in mail è, per quanto mi riguarda, una mossa discutibile. Discutibile non è EAP e non è TRUFFA. Ed è discutibile per quanto mi riguarda, non pretendo che il mio punto di vista sia da ritenersi universale.

    Altra precisazione, lo so, pare strano ma tocca dirlo: questo non è un blog d’informazione, resta semplicemente il MIO blog. Se qualcuno legge un articolo e capisce quel che capisce, non è poi tutta colpa mia. Devo passare a fine giornata sul blog per fare domande a trabocchetto? Devo chiedere agli utenti di scrivermi un riassunto di quanto è stato detto? Non credo, mi sembrerebbe una pratica strana. Confido nell’intelligenza di chi mi segue, evidentemente a volte la mia fiducia è mal riposta.

    Non ho quindi mai detto che quella casa editrice sia a pagamento – aridaje col chiarirlo! – o che abbia mai truffato il mondo. Chi, e proprio in questo preciso momento storico, mi taccia d’aver diffamato chicchessia, sta prendendo una cantonata. Non sa quello che dice, o forse lo sa e ci gioca.
    Il mio post è volutamente tranquillo e poco caustico, volevo raccontare, e il termine “sputtanare” lo lascio ai bimbiminkia.

    Tutto il resto è una commedia da asilo nido. Se la satira è satira, non guarda ad amici e parenti, trattando tutti alla stessa maniera. In caso qualcuno avesse argomenti che “guai se me lo tocchi!”, farebbe meglio a starsene tra gli amichetti del quartierino.

    Vorrei non dover riciclare all’infinito queste precisazioni, e ho preferito infilarle qui, dove sono di casa. Scrivere poemi sulle pagine altrui equivale, a mio avviso, a debordare in maniera comica.

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  11. Tale's Teller dice :

    Posto che:

    1. La lettura sia reale e non millantata;
    2. Non sia solo un acchiappa gonzi per scremare chi è disposto a pagare da chi non lo è;
    3. La scheda sia compilata con professionalità e non buttata su solo per dire di averla fatta.

    Non lo trovo un cattivo servizio, anzi mi sembra abbastanza a buon mercato. Dipende da cosa si vuole ottenere, se si sottopone un testo solo per sapere se verrà accettato o meno non costa nulla aspettare i tre mesi, se invece si può trarre beneficio da qualche indicazione tecnica… costa meno questo che rivolgersi ad un Editor che prepari lo stesso genere di scheda critica.

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    • Gaia Conventi dice :

      Cosa si vuole ottenere contattando una casa editrice che nel suo sito non accenna alla possibilità di saltare la coda, ricevere un no motivato e una scheda tecnica del manoscritto? Ovviamente si vuole ottenere la pubblicazione. Quella e basta. Perché nel sito non si fa riferimento ad altro.

      Poi, in caso si ricevesse un’email che prospetta ANCHE la soluzione veloce, si può decidere se avvalersene o meno. O no?

      Se nel sito non c’è l’ipotesi “salta coda”, il tuo “dipende”… pende.

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  12. arj74 dice :

    A me è arrivata una proposta simile recentemente da una CE insospettabile, l’ho mostrata ovviamente a chi di dovere ed è saltato fuori che è un sistema che sta dilagando.
    La prima opinione che mi sono fatto è di deterrenza, come tu stessa dici ci sono autori insistenti (chiamiamoli anche molesti) e una cosa del genere potrebbe fermare le loro dita dalla tentazione di scrivere una mail dopo una settimana sul regime di “Allora? Avete letto?”.
    Se uno sceglie di pagare la CE qualche cosina se la guadagna (non mi pare ci possano mandare figli all’università, ma non ho esperienze in merito), poi tanto se il manoscritto da defecare comunque è un NO.
    L’unica cosa che potrebbe indispettirmi sarebbe l’eventualità di essere rimbalzato in fondo alla coda di lettura perché Tizio e Caio pagano per arrivare prima.
    Ripeto, lo vedo come un deterrente, poi le polemiche arrivano anche se parli male delle zanzare.

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    • Gaia Conventi dice :

      Se, per assurdo – e dico per assurdo, prendiamolo come un giochino -, tutti gli autori contattati via email con la proposta del “paga e salta” decidessero di avvalersene… che succederebbe alla promessa di consegnare una scheda dettagliata e un no motivato – o magari un sì – entro una settimana?

      Perché, come mi racconti, questo genere di proposta sta prendendo piede. Se così è, e non ho motivi per dubitarne, allora è cosa che piace. Se piace, la gente accetta di pagare. Poi attende di veder passare la settimana.
      E se dopo otto giorni non riceve la scheda? Apriti cielo! Secondo me la CE si vede piombare addosso tante di quelle critiche, ma così tante, che forse non valeva la pena fare la proposta del “paga e salta”. E dico forse, non lo so, vado a naso.

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      • arj74 dice :

        Il tuo ragionamento non fa una grinza, e ammetto di averlo fatto anch’io. Purtroppo ci vorrebbe un riscontro da una CE che queste cose le fa, ma ovviamente non lo avremo mai (e se lo avremo dubiterei dell’obbiettività).
        Sia beninteso che non difendo questa azione, per me è stata una doccia fredda, ma pagherei per sapere se qualcuno paga.
        Così a caldo direi che se qualcuno ‘ci casca’ questi magari una lettura veloce gliela danno (ma veloce, il tempo stringe) con la conseguenza di una valutazione frettolosa.
        Credo che un autore che abbia un minimo di Q.I. ‘sto pensiero se lo faccia e decida di attendere, per tutti gli altri… passami il cinismo ma se lo meritano.

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        • Gaia Conventi dice :

          Voglio partire dal presupposto che, se una CE propone un servizio a pagamento atto a fornire scheda tecnica e motivazione al rifiuto, quel servizio sia buono e ben fatto. Credere il contrario sarebbe fare supposizioni e lasciarsi andare al pessimismo. Certo l’editoria non regala sorrisi, ma è sempre meglio non partire prevenuti.

          Diciamo allora che – e se una CE dovesse leggere questo commento, lo prenda come un consiglio e niente di più – per distinguersi dalla concorrenza si dovrebbero infilare tra le condizioni per l’invio dei manoscritti tutte le indicazioni necessarie. Ma proprio tutte, eh? Perché l’editoria ormai ci ha mostrato cose che voi umani…, tanto da spingere un autore con un minimo d’esperienza a pensare il peggio, e non è sempre colpa sua.
          Ecco perché la pagina per l’invio del materiale dovrebbe chiarire anche le virgole. Gli autori sono stufi d’imbattersi in sgradite sorprese, al punto che ogni sorpresa diventa sgradita.

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          • LFK dice :

            Ecco, questo dicevo: se pure non stai imbastendo una truffa, nascondendo (volontariamente o meno) una cosa, lasci che gli autori (la ggente) creda che sia così. Mettendo subito tutto in chiaro non corri questo rischio. Conosco la casa editrice in questione, forse non benissimo, ma so che le ragazze lavorano bene e sono serie. Una piccola caduta di stile e magari un errore: quello di considerare la buona fede ancora un valore.
            E ribadisco, ancora una volta: tutto in chiaro, che poi la ggente pensa male…

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            • Gaia Conventi dice :

              Già, ribadiamolo: non è morto nessuno, basta essere chiari fin da subito – così chiari che anche i malpensanti – e nessuno avrà mai niente da ridire.
              Vale sempre, non solo in ambito editoriale.

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              • LFK dice :

                Giusto. In tutti i campi è meglio dire tutto e subito, inutile giocare la carta della sorpresa.
                E i fatti l’hanno dimostrato.
                Bene, ora passiamo ai tramisti o continuiamo a farci il sangue amaro?

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