Abbiamo scansato i Maya ma non “Lapocalisse”: l’autobiografia (a colori) di Lapo Elkann.
Davanti a un fiasco de vin, quel fiol d’Elkann fa le feste… e viste le feste, ecco arrivare Lapo in libreria. Gli avranno detto a che serve una libreria? Non si sa, prima avrebbero dovuto tenergli un corso accelerato sui libri e il fatto che bisogna leggerli. Attenzione: bisogna leggerli, ma non è detto li si debba anche scrivere. E qui sta il bello, Lapo ha scritto un libro.
Non so voi, ma io avrei preferito ricevere notizie dai Maya. Sui Maya contavo moltissimo, sul fatto che Lapo potesse reggere una bic senza levarsi un occhio, be’, non ci avrei puntato due lire.
In un libro Lapo racconta il suo stile. Lo pubblica la casa editrice di Andrea Agnelli, così racconta Affaritaliani.it, evidenziando il fatto che Lapo, per farsi pubblicare ‘sta cosa, è andato dritto filato dal cuginetto. Cosa tipicamente italiana, a ben guardare. E chi se lo poteva filare un testo così? Solo un parente prossimo.
Le regole del mio stile – ché Lapo è convinto d’averne uno – è un librozzo di «192 pagine interamente a colori», forse perché Lapo ha voluto scriverlo coi pennarelli.
«Il volume raccoglie “una carrellata di idee, spunti, consigli e riflessioni che diventano quasi un’autobiografia – quasi, perché a tutto c’è un limite –, con foto inedite create appositamente per questa pubblicazione”. E ora mi spiego il contributo di Lapo, si è lasciato fotografare mentre il ghostwriter si fingeva lui (poi è entrato in analisi, porello!). «Lapo parla di sé – dandosi del lei –, del suo mondo e di come lo vive; “una visionarietà che nasce anche dalla capacità di stupirsi continuamente – stupendosi di stupefacenti? –, di spingersi oltre i limiti…”», anche ai limiti del ridicolo, roba che a Lapo riesce sempre bene.
E che ne dice Lapo, lui medesimo, di questo tanto sbandierato stile: «Io la penso così: se vuoi seguire una moda arrivi tardi. Se vuoi creare una moda diventi presuntuoso. Se liberi il tuo stile, allora il fashion può diventare davvero interessante» (fonte http://lapoelkann.com/). Ehm… e questo vorrebbe dire qualcosa? Per Lapo sì, per il suo ghostwriter anche – ma lo pagano per crederci –, per noi non vuol dire un cazzo. Segno che, se Dio vuole, la strizza dei Maya non ci ha rincoglioniti del tutto.
16 risposte a “Abbiamo scansato i Maya ma non “Lapocalisse”: l’autobiografia (a colori) di Lapo Elkann.”
Trackback/Pingback
- 26 dicembre 2012 -
ahahahahha fantastico!
bravissima.
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Un gran bel post… adesso chiedo a mio cugino se me lo pubblica. 😉
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Un libro di cui sentivamo davvero il bisogno. Grazie, Andrea Agnelli.
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L’editoria ha bisogno d’eroi! 😉
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Sapevo che dovevo fare una foto l’altro giorno…tal libro era in bella esposizione nello scaffale dei classici greco-latini da Feltrinelli XD Lapo novello Bronzo di Riace?
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Accidenti, che foto! 😀
(Beato tra gli sbronzi…).
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Immagino che il libro avrà un’ alta tiratura…
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Già, e chi annusa la copertina gode due volte. 😉
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e anche tre, ché la quarta avrà un doppio strato!
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Quasi quasi… 😉
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Nelle vicinanze c’è un bellissimo Boxer di nome Lapo.
Il motivo della scelta del nome?
– Come xe ciama el can?
* Lapo!
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Dal cane Lapo al Lapo che scrive da cani. È destino!
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Un triste destino.
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Da oggi si potrà dire: pubblicano tutti, lapi e porci (giusto per ricollegarmi a Tale’s)…
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In effetti sì, lapi e porci. Gli altri… a pagamento. 😉
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