Della volta in cui vinsi il premio internazionale e pagai per sapere come sarebbe andata a finire.

Avessi un’intera giornata per rimembrare le stramberie editoriali in cui sono incappata! Eh, già, se l’avessi potrei sfornare post degni del Circo Barnum. Invece dovrete accontentarvi dei miei rari momenti di lucidità, attimi in cui sarei in grado di citare a comando nomi e cognomi dei miei compagni delle elementari.
Mio fratello lo fa con la formazione calcistica del Mondiale ’82. In famiglia dobbiamo avere qualche turba e concentrandomi riuscirei persino a darle un nome, ma se mi concentro su quello perdo lo spunto per l’articolo.

Era il 2011 e, come si racconta qui, online spuntò fuori un concorso letterario che pareva promettere bene. E dico pareva, anche se, come mi fu spiegato in seguito da una partecipante: «Questo concorso non poteva essere serio, io non sono nemmeno arrivata in finale!». All’epoca la cosa mi fece parecchio ridere, soprattutto perché il concorso l’avevo vinto io. No, state tranquilli, non ne vado poi così fiera.

Partecipai con qualche perplessità perché di questa casa editrice non si sapeva niente, e forse partecipai proprio per saperne di più. Sono un’impicciona, poi sarete voi a stabilire quanto.

Mandai – gratis – il mio racconto e dopo qualche tempo ricevetti l’email – e il certificato stampabile, ullallà!, che attestava la mia bravura – con tanti complimenti. Il bando prometteva molto altro, ma a tirarsi indietro si fa sempre in tempo e quindi la “gita premio” a Londra andò a ramengo. Però… – come amo cacciare ‘sto però! – a tutti i partecipanti, ma solo se paganti, veniva fornita la possibilità di finire in una antologia.

Attenzione: solo i paganti avrebbero avuto tale incredibile opportunità. E poi, ecchecaspita!, dove la mettiamo la prefazione di «Peter Kavanangen Senior Producer BBC»? Ehm… e chi sarebbe?

E la curiosità cresceva…

Che ti fa quindi la Conventi? La Conventi curiosa e un tantino stronza, nonché utente certificata Paypal da anni e anni, decide di pagare le sterline necessarie a finire in antologia. Poi si mette diligentemente in attesa. Capirete presto di cosa.
Ovviamente non tutti trovarono saggio ravanarsi in tasca – come li capisco! – ma io ho sempre avuto molta fiducia in Paypal: contavo sulla possibilità d’essere rimborsata. Li conosco ‘sti ammeregani, se hai fatto la trafila per ottenere la loro certificazione di “brava persona”, puoi star certo che ti prenderanno in considerazione.

Attendo qualche giorno e noto che i tempi di consegna dell’antologia slittano di un anno. Ebbene sì, la casa editrice ha deciso di posticipare la faccenda a suo comodo, dandone notizia sul proprio blog.

Era quello che attendevo. Ho quindi contattato Paypal per riavere il denaro speso – cosa avvenuta iin maniera rapida – e su Facebook ho invitato tutti i paganti a fare altrettanto.


[L’immagine è cliccabile]

Avranno seguito il mio consiglio? Non so dirvelo, ma ora – usando i link contenuti in una email inviatami da questa casa editrice – risulta che…

[Immagine cliccabile].

Sono spariti dalla circolazione ma li si ritrova – in italiano – a questa pagina.
«Il marchio “Three Crowns” è un marchio internazionale prestigioso che non può dare che lustro e richiamare attenzione sull’autore. Oltre ad organizzare eventi e vendite nel tuo paese, organizziamo eventi e diffusione nella rete inglese con contatti particolari con la British Library e collaboratori della BBC». Ah, già, il famoso «Peter Kavanangen Senior Producer BBC»!

Non posso dire d’avere qualche merito – o qualche colpa – per quei link morti e sepolti – una cosa simile era capitata qui, tanto per dire –, ma mi fa ridere che qualcuno, su Wikipedia, aggiunga la “menzione internazionale” relativa a questo concorso al proprio curriculum. Forse l’autrice in questione si è persa un passaggio…

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

22 risposte a “Della volta in cui vinsi il premio internazionale e pagai per sapere come sarebbe andata a finire.”

  1. LFK dice :

    Appena ho due giorni di tempo mi leggo tutta l’intervista. Tanto ho visto che ormai sta per uscire. C’è scritto “coming soon”, ma forse intendevano dire che sta venendo sonno… e non per le tue possibili parole, ma per l’attesa dell’intervista. 🙂

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  2. impossiball dice :

    Sherlock Holmes te spiccia casa 😀

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  3. sandra dice :

    Dai anche tu però, scusa Three crowns è troppo il nome di un pub irlandese, chissà quante pinte si sono bevuti con i tuoi e gli altrui soldini.
    ps.sto leggendo le falene assassinate
    ps2 il tuo invece ha venduto talmente bene che era in ristampa quando l’ho cercato nell mia libreria di fiducia

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  4. Stranoforte dice :

    Ma poi, dico, i racconti che hanno ricevuto che fine hanno fatto? Non è che magari, così per stare tutti insieme, se ne appropriano tanto l’Inghilterra è lontana?
    Ma che bella gente…

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  5. impossiball dice :

    Mi è giusto capitato questo articolo sotto al naso, come a dire: ehi, non fa tutto schifo, dai.
    8×8, tra l’altro, funziona discretamente bene, anche se ci sono dei poveracci che prendono delle sonore bastonate dalla giuria.

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    • Gaia Conventi dice :

      Ci sono anche ottimi concorsi, ma quando l’autore deve raccogliere consensi online e comincia a spammarsi, ecco, lì già mi casca l’ottimismo.
      Ho qualche perplessità anche sui lettori/scrittori che si fanno leggere dai colleghi di concorso. La mia esperienza mi racconta di scrittori poco inclini ad apprezzare i testi altrui. Lesinano sui complimenti per azzerare la concorrenza. Non tutti – come non tutto fa schifo -, ma parecchi lo fanno.
      Insomma, online va bene, va benissimo. Ma non sempre e non in tutte le maniere.

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