Se fossi il bibliotecario di Capaci: il libro del giovane Riina e il lettore che “segue i soldi”. Quel lettore sono io.

Pubblicare i libercoli dei figli di parrebbe essere fonte di incassi sicuri. Andò male – sì, insomma, non ebbe culo, nonostante tutto – il libro di cucina di Pippa Middleton ma magari andrà alla grande per quello di Riina Jr. Nel suo caso si tratta di un’offerta che non si può rifiutare; se poi fate i librai, se fate i librai dalle parti di Capaci, se fate i librai dalle parti di Capaci e siete appassionati di Furia e altri equini… insomma, ci vuole niente che vi tocchi tenere il libro in vetrina. Che l’abbia calcolato, questo problemuccio, l’editore del nord est – Edizioni Anordest, appunto – quando ha deciso di pubblicare la versione del bimbo – dopo quella di Barney – di Casa Cosa Nostra?

Lui, Salvuccio – in famiglia lo chiamano così, ormai grazie a Vespa è entrato nelle case di tutti e quindi posso prendermi certe libertà –, sta a Padova in libertà vigilata. A fine febbraio sperava gliela revocassero, ché lui vuole vivere a Padova da uomo libero – da uomo libero e dicendo un gran bene di paparino suo –, invece deve patire altri due anni di «orari ben definiti, senza guidare, senza uscire la sera, senza frequentare pregiudicati e firmando ogni mattina in Questura» (fonte Il Mattino di Padova). Insomma, ha parecchio tempo a disposizione, abbastanza per scrivere un libro dedicato a Totò Riina – e qui mi verrebbe da imitare Johnny Stecchino quando diceva «Mia matreee…» – e per dire di non condividere l’arresto di papà suo: «Non lo condivido, perché è mio padre, mi hanno portato via mio padre, non potrei condividerlo» (fonte la Repubblica). E per quanto io sostenga la libertà d’espressione, faccio anche notare che Salvuccio Riina avrebbe potuto autopubblicarsi su Amazon. Non ci avrei visto niente di male. Mi sarei detta che questo avrebbe incentivato il consumo di ebook al 41bis. Ne avremmo ricavato qualcosa di buono: qualcuno avrebbe addirittura imparato a leggere. E invece niente, Salvuccio ha trovato un editore disposto a portare in giro per l’Italia la sua fatica libresca.
Magari qualche lettore andrà in biblioteca, a Capaci, e chiederà se quel libro sta sui loro scaffali. Che gli dirà il bibliotecario? Ah, non vorrei essere nei suoi panni. E quei librai che eroicamente hanno esposto il cartello “In questa libreria non si vende il libro di Bruno Vespa”, faranno altrettanto col giovane Riina? Ah, non so nemmeno questo.

Metti che farlo a Treviso – dove sta di casa l’editore – non comporti grossi rischi. Ad altre ubicazioni non voglio pensare, perché io – detta alla buona – me la farei nelle mutande a prendere una posizione netta a riguardo. Perché la mafia non esiste, per carità, ma non vorrei aver preso un granchio. E se poi esiste sul serio? Ah, non fatemi dire… non fatemi immaginare, mi sto già facendo dei film… Peccato si tratti della trilogia de Il Padrino. Eh, noi blogger, che ne sappiamo noi? Viviamo online, mal che vada becchiamo una querela – ormai fa curriculum –, ben che vada il server tiene botta e possiamo fare il nostro miserrimo lavoro: parlare di libri. O non parlarne.
Sono un lettore del nord est – il mio nome è facilmente reperibile ovunque nel blog – e ho deciso di farvi sapere che – pur essendo costretta a pagare il canone… lo pagheranno anche i familiari di Riina Jr? – non ho fatto numero davanti all’apparecchio televisivo mentre Vespa dava consigli per gli acquisti. Non comprerò quel libro e non comprerò nessun libro di Edizioni Anordest finché avrà in catalogo il libro di Salvuccio Riina. Io posso scegliere. Anche l’editore poteva scegliere e ha deciso di pubblicare il figlio di Riina. Anche la Feltrinelli di Padova ha deciso – qui l’articolo – e ha scelto di negare i propri spazi e di far saltare la presentazione di Salvuccio Riina. Insomma, si può decidere da che parte stare.
Non so dirvi se tanta libertà sia concessa anche ai librai palermitani. Posso assicurarvi che prendere questa posizione non mi permetterà mai di collaborare con questo editore. Poco ma sicuro: non critichi le scelte editoriali – così come non stronchi una pubblicazione – se intendi spartire tempo e ossigeno col tal editore. Ma io sono nella lista dei cattivi da diverso tempo, i cattivi soggetti impubblicabili – io, il figlio di Riina no –, e quindi posso avvalermi di certe libertà. Libertà che mi sono assai care, care anche nel pagarle tutte. Ma volentieri.

A chi mi farà notare che l’aver deciso di non acquistare titoli di questo editore – ribadisco: finché il libro di Riina sarà in catalogo – creerà problemi di dindi a chi lavora in redazione e a chi pubblica con Edizioni Anordest, sarò costretta a spiegare che non sta a me mettere in moto l’economia. Non faccio Renzi di cognome. Io scelgo e lascio scegliere all’editore: se avere in carniere un autore come Salvo Riina Jr vale più della fedeltà dei lettori forti e dei lettori che online parlano di libri, allora bisognerà aspettare la fine dell’anno e contare l’incasso. Par di capire sia quello che interessa.
Falcone diceva «Segui i soldi e troverai la mafia!», nel mio piccolo posso solo decidere dove finiranno i miei spiccioli. Non vi dico di prendere posizione, non vi sto invitando a boicottare alcunché. Ma se a Salvo Riina è consentito andare in televisione – lui è uno che «Mio padre mi ha insegnato il rispetto della famiglia e dei valori» (fonte Today) –, televisione pubblica che campa anche coi miei soldi, se a Salvuccio è consentito – a lui e al suo editore – promuovere un libro che puzza di revisionismo storico – e certe carogne puzzano davvero tanto –, allora a me deve essere consentito far sapere – qui, sul mio blog – che non condivido la scelta editoriale di Edizioni Anordest. Non la condivido «pe’ niente», avrebbe detto Johnny Stecchino. L’unico mafioso a potersi meritare un passaggio televisivo.

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Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

6 risposte a “Se fossi il bibliotecario di Capaci: il libro del giovane Riina e il lettore che “segue i soldi”. Quel lettore sono io.”

  1. minty77 dice :

    Non seguo Vespa e le sue trasmissioni. Non seguo granché la tv all’infuori di qualche telefilm o programmi da diporto sparsi. Vedo anche pochi tg (ma al tg se n’è parlato?), ergo il rumore di questa polemica mi era giunto poco poco, molto attutito: a parte un accenno in cui sono incappata durante una trasmissione radio, nulla sapevo di tutta questa faccenda.
    Ora ho un quadro un po’ più completo. E sono piuttosto scombussolata.

    La sfacciataggine di questo (ed altri) revisionismi mi colpisce sempre in nervi sensibili. Temo sia una conseguenza sfrontata e deleteria di quel principio perverso per cui ogni opinione ha diritto di essere espressa (e fin qui va bene) e ad avere lo stesso identico peso e cittadinanza di verità e valori scientificamente, storicamente e umanamente accertati e che erano – prima – patrimonio comune (e qui non va più bene).
    Resta il dubbio sul perché una trasmissione molto seguita, caposaldo della rete ammiraglia della radiotelevisione nazionale, sia diventata una vetrina per il punto di vista della mafia. Ci sarebbe da farsi interessanti (e inquietanti) domande, in proposito.
    Resta il dubbio sulla Feltrinelli che, sì, nega gli spazi per la presentazione, ma poi garantisce l’assortimento del titolo nei negozi. Pecunia non olet?

    Boh. ‘Sto in ansia, molto, per tutto il paese :-\

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    • Gaia Conventi dice :

      Ecco cosa ne pensa il Grande Gram (qui l’articolo): «Intervistare il figlio di Totò Riina è un colpo giornalistico […]. La tv è uno strumento più potente della parola scritta e il pubblico della tv si presume più fragile di quello dei giornali. Ma l’importante resta non sdraiarsi sull’ospite e inquadrarlo in un contesto che non lo trasformi in eroe […]». Sì, però, cazzo, gli stai promuovendo un libro. Un libro in cui Riina Senior viene descritto come un bravo papà – sbagliarsi tra papino e padrino è un attimo -, stai invitando all’acquisto di un libercolo dove le stragi di mafia sembrano un lavoro d’ufficio. Qualcuno lo deve fare, qualcuno tipo papino/padrino Riina, ma il figlioletto non lo sapeva, ora lo sa ma che ci può fare? Quello resta papino/padrino suo. Eccerto, gliel’hanno pure ingabbiato, ‘sti fetenti dell’antimafia!, che cattivoni…
      E il libro esiste perché esiste un editore che – come hai fatto notare tu: pecunia non olet – ha trovato potesse dargli un guadagno. Altri editori avrebbero fatto una scelta diversa? Ah, non saprei, i soldi non fanno schifo a nessuno, evidentemente nemmeno quando di cognome fanno Riina. Quel Riina lì.
      La Feltrinelli non ha dato lo spazio – è già qualcosa ma si può fare di meglio – ma venderà il libro. Questa libreria di Catania dimostra invece d’avere le idee più chiare:

      no al libro di riina

      Evidentemente possiamo scegliere. Ansia sì, ma preferisco crearla invece di subirla. 😉

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  2. Daniele dice :

    Non sono mai stato un fan della letteratura agiografica, figurarsi quando il soggetto non è nemmeno un santo – e questo caso mi fa pensare alla figlia di un certo politico morto in fuga dall’Italia, pronta a lagnarsi come se suo padre si chiamasse Tortora mentre invece si trattava di Craxi. 😕

    Capisco che a “petit” Riina possa mancare suo padre, ma i genitori e i figli di altri, forse, vorrebbero poter vivere tranquilli senza doversi aspettare certi orrori da padri di famigghia
    Riguardo all’originale del “cardinal Vespone”, vivo tranquillo senza di lui: il fulcro di un talk show sta nella scelta dei suoi ospiti, e le scelte di Vespa non hanno quasi mai attrattiva, per me.

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    • Gaia Conventi dice :

      Il piccolo di casa Riina – che ha scontato 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa ed è stato mandato in gita a Padova perché dalle sue parti era “persona non gradita” – ha detto più volte d’aver pagato il proprio debito e di voler fare la vita normale di una persona normale. Un sior qualunque. Così qualunque che decide di scrivere un libro su suo padre. Ora, delle due una e una soltanto: o il tuo cognome ti sta scomodo o il tuo cognome ti torna comodo. Se ai tempi ti era comodo perché cognome d’arte – e di quell’arte tuo padre era capocomico – non bastano duemila anni di gattabuia per ripulirti la faccia. Non è una questione di colpe dei padri che ricadono sui figli – come ho letto da qualche parte -, è che il tizio in questione – che di nome fa Riina, non fa Conventi – narra di come mammina abbia fatto da maestra ai pupi perché erano braccati e senza fissa dimora. Chiediamoci il motivo di tante sofferenze. Che papà era assai caro e assieme guardavano la tv, e chiediamoci perché papà non lo portasse a giocare a pallone ai campetti…
      E il figlioletto bello, lo scrittore, non ha deciso di mollare casa e famiglia perché parecchio in odor di mafia. E no. Lui si è beccato otto anni e sbrisga, dice d’aver pagato ma si tiene stretto il cognome per scrivere una biografia. Più comodo di così c’è solo il telecomando per azionare il tritolo.
      Che Vespa lo intervisti, per carità, fosse almeno in grado… Ho letto le domande poste al rampollo: acqua fresca. Acqua pagata coi nostri soldi, ma tocca pagarli. Ma quello che davvero mi dà fastidio è come il libro viene presentato sul sito dell’editore: sembra quasi che l’editore ci stia facendo un piacere. E se c’è una cosa che sopporto poco è quando i lettori vengono presi per il didietro.

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  3. Monica Spicciani Art dice :

    La mia stima di Vespa era già sottozero…ora poi…

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