“Alla corte dei Borgia” di Jeanne Kalogridis.

Potevo lasciarmi scappare un librone usato sicuro, cinque euro che parla dei Borgia? Direi di no, non dopo aver letto Lucrezia Borgia di Maria Bellonci, la Lucrezia di Geneviève ChastenetI Borgia di Roberto Gervaso e quelli di Dumas (be’, ho tentato, ecco), dopo essermi spupazzata il serial dedicato all’allegra famigliola (qui e qui), divertita alla grande con La grande storia dei papi di Eamon Duffy e, ultimo ma non ultimo, aver preso di testa uno spigolo grazie a ImprimaturUna polenta che ha messo a dura prova la mia pazienza, un po’ come è capitato con Alla corte dei Borgia. Servono duecento pagine per arrivare a Roma, viene quasi voglia d’andarci a piedi.

Il succo di questo romanzo è riportare il peggio di quanto si vocifera sui Borgia, in caso di dubbi: aggiungere, tanto nessuno protesta. Lucrezia andava a letto col papa papà Alessandro VI? Certo. E con suo fratello Cesare? Ovviamente sì. E la canterella, il famoso veleno dei Borgia? Tutto vero. Questi e altri mirabolanti gossip ce li racconta Sancia d’Aragona, principessa napoletana andata in sposa a Goffredo. Avete presente Goffredo? Lui è il più piccino dei Borgia, si dice non fosse nemmeno figlio del papa papà, e se si dice… il romanzo lo dà per certo. Sempre così, sennò i Borgia diventano noiosi.

Ah!, povero Goffredo, giovane e insipido, mentre la moglie Sancia è così bella, persino più bella di “Giulia la bella”, l’amante del papa papà. E che ti combina il pontefice? Ovviamente vuole vederla, la pretende a Roma per approfondire la parentela in orizzontale. L’avreste mai detto? Magari no, ché di solito, parlando dei Borgia, la Sancia non se la fila mai nessuno. Ma qui è lei la protagonista, una Sancia che sta tra l’eroina fantasy stiletto tra le vesti e follia ereditata da padre e nonno e l’attricetta porcellina: tutti la vogliono e tutti la pigliano.

Battagliera come Venusia e pippona come l’Arcuri, fa sbroccare tutti. E l’intero romanzo gira attorno a lei, ma non solo! Anche le vicende dei Borgia vedono il suo costante zampino, dove va porta scompiglio, gelosie, delitti… Strafiga finché volete, ma così è troppo. Ne esce una caricatura, sua e del casato Borgia.

Tomo che sfiora le seicento pagine, la mia versione è una brossura TEA con traduzione di Marina Visentin. Mica è scritto male, sia chiaro, ma spuntano orge come margherite e trombamenti come se piovesse.

Incredibilmente Avvenire lo dice la copertina l’ha assai gradito: «Cosa c’è di più avventuroso della storia dei Borgia? È un continuo sprofondamento tra le pieghe dei misteri… Un “romanzone” coi fiocchi». Già, fiocchi e palle, tante palle. Raccontarne tante e raccontarle bene, e ne esce un Harmony truculento “cappa, copula e spada”.

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

15 risposte a ““Alla corte dei Borgia” di Jeanne Kalogridis.”

  1. Anna dice :

    Ciao Gaia, del resto di che ci si lamenta, non è la legge del mercato? Questa è la Cultura della “domanda… e dell’offerta”!

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  2. minty dice :

    Sai, in realtà ho sempre un po’ avuto il sospetto che i libri della Kalogridis fossero un po’ solo dei romanzi rosa storicamente ambientati, come van tanto di moda adesso.
    A ‘sto punto sono molto preoccupata per la ‘nostra’ Caterina Sforza (altra signora su cui si raccontano un sacco di palle e intrighi), su cui quest’autrice ha scritto un libro uscito anno scorso… °_°

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  3. mozart2006 dice :

    Tra cinquant’ anni leggeremo “Alla corte di Arcore”

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  4. newwhitebear dice :

    Letto il truculento alla corte dei borgia (letto il tuo commento ovviamente) mi domando perché sprecare 5 € come usato sicuro o il doppio come nuovo di palla? Ormai so già tutto.

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    • Gaia Conventi dice :

      Be’, la recensione – recensione pare esagerato, diciamo “il commento” – al libro è faccenda piuttosto personale. Arriva dopo altri libri in tema – immagino che i Borgia siano da annoverare tra le mie fisime – e dopo attente riflessioni (e a dirlo sembra quasi vero…).

      Magari a un lettore può piacere il drammone all’ammeregana…
      Dentro c’è di tutto, con descrizioni di truculente battaglie e amplessi a più strati. Sangue di qua, sangue di là, tradimenti, cattiverie, salti della cavallina. Come lettura da spiaggia – senza niente togliere al libro e alla spiaggia – potrebbe andare.

      “Annibale” di Gisbert Haefs ha salvato i miei ultimi giorni di vacanza a Cuba, una decina d’anni fa (ché a fare il tour mi tenevano buona, al mare ero una tragedia… ‘na noia…). Avendo finito la scorta di gialli, sono passata alle letture marittime di mio marito. E devo dire che “Annibale”, in quel momento e su quella spiaggia, è stato una felice scoperta.

      Ecco perché le mie stroncature sono sempre da prendere con le pinze. Le mie e quelle degli altri, ovviamente.

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  5. moloch981 dice :

    Se sei appassionata dell’argomento c’è anche “O Cesare o nulla” di M. Vázquez Montalbán (quello di Pepe Carvalho); adesso mi viene il dubbio di avertelo già consigliato in un altro post, scusa l’eventuale ripetizione. Oppure in questi giorni è uscito pure “Sangue e onore” di Sarah Dunant (Neri Pozza). Il primo l’ho letto (anche se anni e anni fa), l’autore dà una certa garanzia di qualità letteraria, del secondo non so nulla, potrebbe rivelarsi un romanzaccio sensazionalistico come questo di Kalogridis, non ne ho idea.

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    • Gaia Conventi dice :

      Se li trovo usati – o tra i remainders di ibs – li prendo entrambi. Ormai, conoscendo un tantino l’argomento, il bello è vedere come la racconta tizio e come la ricama sempronio.
      Uno strano passatempo, me ne rendo conto.

      Grazie mille per le dritte!

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