Non che io voglia spiegarvi come si campa (librescamente) su Facebook…

Facebook è una grande piazza virtuale, e si sa che in piazza ognuno espone la propria mercanzia. Di tutto un po’, umanità inclusa. Inclusa e insulsa, non sempre ma qualche volta sì. Ora, sia chiaro, nessuno di noi vorrebbe essere pensato con odio e additato come il rompicoglioni detentore del Premio Rompicoglioni 2014. Io un po’ sì, ma io in ‘ste cose ci sguazzo e non vi conviene prendermi come esempio.

Dicevamo dello stare su Facebook, faccenda simpatica, semplice e disinvolta. Finché qualcuno non si mette in testa di proporsi lì come farebbe su Postalmarket: vendendo e vendendosi. Cose difficili da fare e fare bene, datemi retta, anche perché il possibile acquirente si è ormai visto proporre di tutto, e da professionisti del settore. Quando arrivate voi, che volete vendere e vendervi, il possibile acquirente si è già fatto il pelo sullo stomaco e ha assunto l’atteggiamento di chi “nemmeno gratis, nemmeno se muori”.

Quindi, tra le tante cose che potete fare – una di queste è NON fare –, le richieste di “mi piace” e gli inviti ai vostri eventi risultano incredibilmente le meno fastidiose. Le più odiose sono i piagnistei e le lusinghe, cose da sbrigare sempre in privato. Meglio – o peggio – quando a contattarti è un tizio mai sentito prima, molto meglio – o molto peggio – se costui non è nemmeno un contatto social.
Ma oggi tratteremo delle smargiassate pubbliche, argomento che merita d’essere tirato fuori tutte le volte che la mia gastrite urla vendetta.

Ok, andiamo per gradi e rinfreschiamoci la memoria: cosa NON fare su Facebook, ma non perché lo dico io, semplicemente perché ormai è appurato che tali pratiche indispettiscono. Chiaro il concetto? Se tu mi rompi i coglioni, mai e poi mai verrò al tuo evento, mai e poi mai darò il “mi piace” alla tua stramaledetta pagina autore. E figuriamoci se resto nel gruppo dove hai voluto infilarmi per forza, certo che io sia interessata a disquisire dei tuoi successi, dei tuoi premi e di tua nonna in carriola che ti trova tanto bravo e ti recensisce sul giornalino della parrocchia.

Gruppi

Nonostante Facebook abbia stabilito che si può infilare un povero stronzo – ignaro di te e di tutto quanto ti riguarda – nel gruppo che hai creato per farti conoscere al mondo, il buonsenso dovrebbe dirti che:

a) se Cristo avesse inteso i gruppi Facebook come la soluzione ideale al proselitismo, papà suo avrebbe inventato i social con parecchio anticipo;

b) se Cristo non ha aperto un gruppo e i suoi dodici amici non hanno forzato nessuno a iscriversi, a battezzarsi e a portare per il mondo la lieta novella, può essere che l’avessero capito prima di te: i gruppi Facebook non servono “a fare gruppo”, semmai mettono in contatto persone con una passione comune, ma tu e i tuoi libri siete la passione di tua nonna in carriola, e basta;

c) se sei arrivato a capire che un gruppo Facebook ha un motivo d’esistere nello scambio di pareri – no, non di saluti, per quelli bastano i diari –, allora trova un argomento a cui ispirarti.

E prima di cacciarmi lì, benedetto sia il Signore che mi trattiene dall’intenzione di spararti in bocca, chiedimi se la cosa mi interessa. Non dirti che tanto, ma sì, mal che vada uno cancella la propria iscrizione. Lo pensano tutti i beoti del tuo stampo, e si finisce a perderci la giornata. Chiaro il concetto?

Pagine

Se non sei un autore conosciuto, o magari un tale che notoriamente paga le bollette scrivendo, aprire la pagina Tal de tali scrittore è millantare sbraitando. Potrò seguire la pagina di uno scrittore perché sono interessata ai suoi lavori, ma non potrò seguire te che ti autodefinisci scrittore perché:

a) hai pubblicato con una casa editrice a pagamento;

b) ti sei autopubblicato;

c) scrivi storielle nei tuoi status su Facebook.

Ora, non dico che non tu non scriva, non scriva bene o debba smettere di fare quello per fare altro. Dico semplicemente che la qualifica di scrittore te la devi meritare, e non basta appuntarsi una medaglia – da soli, allo specchio – per finire in quella categoria. Quindi, se proprio decidi di volere la tua pagina ufficiale, come un personaggio famoso o una marca di saponette, porta pazienza se la gente ti schiva e ti schifa.

Altra cosa è dotare il proprio blog di una pagina Facebook, e non lo dico perché Giramenti ha la sua – senza mai chiedere i “mi piace”, sennò saremmo rompicoglioni che sparlano di rompicoglioni –, farlo è cosa saggia: se il blog funziona, la pagina funziona; se la pagina funziona, arriveranno nuovi amici sul blog. Senza rompere, né sulla pagina né sul blog. Elemosinare i “mi piace” non è avere lettori, è avere amici che ti sopportano e ti accontentano perché quello è il male minore. Ma poi non ti leggono.

Inviti

Gli inviti non sono il Male, lo diventano quando li mandi a cani e porci, indipendentemente da dove siano ubicati canile e porcile.
Hai visto la funzione “Ignora inviti da”? Ecco, quella la usiamo per i bischeri della tua specie: quelli che ci invitano alle serate di poesia – hai notato che l’argomento ci interessi?, lo trattiamo mai sul nostro diario?, hai mai fatto un salto sul nostro diario per sapere chi accidenti siamo? –, quelli che ci invitano alla presentazione di un libro edito a pagamento – hai visto come trattiamo tale pratica sui nostri diari? –, quelli che ci invitano a concorsi poetici/letterari con bandi scritti da culo, tassa d’iscrizione che va oltre il ridicolo, premio che il ridicolo lo supera lo salta e ci sputa sopra –, quelli che, indipendentemente dall’evento in sé, ci vorrebbero a un qualcosa che si tiene a millemillanta chilometri da dove dormiamo la notte.
Be’, tesoro, se mi vuoi così lontana da casa e non ci siamo mai scambiati nemmeno gli auguri di Natale, non sei solo fastidioso… sei anche uno che ha più ego che criterio.

Sortite sui diari altrui

Guarda, te lo dico onestamente: arrivare sul mio diario e infilarci il link al tuo libro è come entrare in casa mia e pisciarmi sui divani. Denota la stessa inciviltà. Per fortuna online non ti posso ammazzare a padellate sul cranio, quindi è meglio se ti tieni lontano dal mio Comune di residenza. E tu mi dirai che in qualche modo devi farti conoscere, che il tuo libro lo devi spingere. E io ti risponderò che lo puoi spingere dove ti pare, ma sul mio diario ti spingo una carabina in gola e ti curo le tonsille una volta per tutte.
Vuoi parlare di te e di quello che scrivi? Bene, fallo sul tuo diario, a casa tua. Lo fai lì e mi tagghi? Mi stai comunque rompendo i coglioni.

E poi ci sono i simpatici

I simpatici sono quelli che leggono gli status in cui dici che essere taggata alla razzo di rane ti crea problemi digestivi, ma poi ti taggano perché “non hanno saputo resistere”. E ci piazzano lo smile che fa l’occhiolino. Scherzano, è ovvio, ma ti taggano comunque nel loro libro appena uscito, nel libro che “me ne restano solo 150 copie, affrettatevi” e nella recensione di zio Pirla – zio loro – che ne dice tanto bene.
E si sa che io le recensioni in famiglia le perculo, vuoi non mi facciano notare che esistono anche zio, zia, amico del cuore, compagno di banco… gente che sì, è parente e amico caro, ma fa recensioni senza mentire? Guarda che libro magnifico!, lo dice suo cugino ma lui non mente. Così mi taggano – smile che fa l’occhiolino – per dirmi che qualche volta le cose mica sono come vado cianciando, e intanto, ovviamente, mi taggano. Non hanno saputo resistere, è solo uno scherzo, un dispettuccio. Ma intanto mi taggano, rompendo le balle. Smile che fa l’occhiolino. L’occhiolino ‘sto cazzo.

Dunque cosa fare per farsi belli, farsi amare e farsi comprare una copia di questo bel librozzo che ormai ha levato il buonumore a tutto il web, isole comprese? Niente. Non fate niente.

Gentile autore, promotore di te stesso e della tua arte, renditi simpatico – se ti riesce –, interessante – idem – e forse qualcuno si chiederà se sei interessante, divertente, simpatico e figo della madonna anche nei tuoi libri. Se la gente non se lo chiede, i social non sono il tuo pane. A quel punto cambia dieta.

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Informazioni su Gaia Conventi

Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

35 risposte a “Non che io voglia spiegarvi come si campa (librescamente) su Facebook…”

  1. Elisa Gelsomino dice :

    Io, più che darti il Premio Rompicoglioni 2014, ti farei santa subito! 😀

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  2. impossiball dice :

    Nervosetta, eh? 😀

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    • Gaia Conventi dice :

      Dopo un post così le cose si calmano per qualche tempo. Poi tutto torna come prima e mi ritrovo decine di “dimmi che ti piace”, inviti in Culonia per la sagra della poesia tagliata col coltello da salame e gruppi di ingroppo letterario. È una giostra.

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  3. chiaralorenzetti dice :

    Sei così spigliata e divertente che ti farei un monumento! vuoi una pagina apposta su Fb? Faccio un gruppo apposta? 🙂
    Buona giornata

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  4. ilcomizietto dice :

    Da me (sul blog) sono più discreti. Si iscrivono come follower, sapendo che non posso impedirlo. (E in effetti non ha senso.) Qualcuno, ogni tanto, ci prova via mail. Vedono che leggo tanto, sperano che legga anche loro. (La loro mail va nella black list dei commenti.) Non sanno che ho talmente tanto da leggere, pronto sul comodino, che il mondo potrebbe smettere di scrivere ora e io avrei cose che *desidero* leggere fino alla fine dei miei giorni. (Intendo arrivare ai 100 anni.) Se mi pagassero una rata di mutuo, potrebbero avere una speranza. :->

    Comunque… quando ti disicrivi da facebook? 🙂

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    • Gaia Conventi dice :

      Qui va meglio da quando ho levato il modulo contatti: niente più messaggi dai troll, niente più inviti a dare via cosa e come – pare che ogni stroncatura nasca da un bisogno d’attenzioni ginniche -, niente più richieste di recensioni con relative sfanculate ai miei “no grazie”. Certo resta la messaggeria sulla pagina FB di Giramenti, ma i troll sono troppo pigri per aprire un profilo fake e i questuanti libreschi prediligono l’email (meglio se l’invio è figlio del copia-incolla).
      Facebook resta comunque un gran bel passatempo – nonostante i rompicoglioni – e lì ho conosciuto gente parecchio in gamba, persone che poi mi sono portata nella vita reale. Io tendo a fare così, un po’ come succede col blog: si parte dal monitor e si arriva allo spritz in compagnia! 😀

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  5. mozart2006 dice :

    Capita anche a me, con i cantanti da quattro soldi che ti invitano ai concerti. Oltretutto con l’ aggravante che io vivo in Germania, non ho l’ aereo personale e se lo avessi lo userei per farmi qualche week-end ai Tropici e non per venire a sentire un concerto alla Bocciofila di Cavriago o luoghi simili. Bacheca Facebook chiusa e un antispam robusto sul blog sono in ogni caso soluzioni abbastanza efficaci

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  6. Alessandro C. dice :

    com’è facile farsi odiare.

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  7. Alessandro Madeddu dice :

    Ah, i gruppi di sostegno… 😀

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  8. diait dice :

    su FB ognuno diventa ufficio stampa e PR di se stesso e dei suoi amici. Dribblare richieste, segnalazioni ecc, e astenersi dal farle è difficile.
    Anche per questo si finisce per fare un secondo lavoro (gestione pagina FB) che diventa quasi un primo, in termini di tempo e impegno. Per questo ne sono uscita.
    C’è da dire che rimpiango anche le tante segnalazioni e indicazioni utili e/o divertenti, ma in mezzo a vagonate di perdite di tempo pure.

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    • Gaia Conventi dice :

      Sono grande fan del buonsenso e strenua sostenitrice del “fai del largo”.
      Se un contatto crea più problemi che interesse, il contatto va prontamente rimosso. Per gli inviti in Culonia esiste l’ignora inviti da, ma c’è pure qualcuno che azzera la cura postandoti l’evento in privato: quel tizio lì va bannato all’istante. Per i taggatori seriali si può pensare a un commento carino che dica “Fallo di nuovo e ti meno”, ma questo darà il via a una lunga discussione circa l’essere su Facebook, criceti nella stessa ruota, per condividere qualunque banalità. Per evitare perdite di tempo, bannare il taggatore seriale. Subito.
      Negli anni ho capito che nessuno si salva e nessuno vuole essere salvato. Si può solo tentare di levarsi dai piedi i rompicoglioni. Resta il buono della ruota da criceti, ma occorre buttare parecchia buccia. 😉

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  9. agane dice :

    Appena finito di leggere l’articolo sono andata a cercare il “mi piace” su FB 🙂
    Amministro un paio di pagine, un museo e una biblioteca, ma quando creo gli eventi scorro la lista delle persone da invitare e le scelgo in base alla residenza e all’interesse che possono avere per quel preciso evento. Solo così si possono mantenere dei buoni rapporti virtuali e personali e solo così si può “sfruttare” correttamente FB.
    Se avessi scritto un libro e volessi “spingerlo” lo farei sulla mia pagina e non su invito perchè poi non capirei a quanti piace davvero e quanti cliccano solo per non farmi un torto o per pena 😦

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