“Il naturalista a quattro zampe” di Gerald Durrell (trad. di Gabriella Luzzani): lettura per il Reading Challenge 2016, con l’immancabile recensione facciale.

Il giro del mondo in 80 (e passa) bestie!

Eccomi a dare il mio personale contributo alla categoria “Un libro ispirato a fatti realmente accaduti” del Reading Challenge 2016 di Ti consiglio un libro, gruppo Facebook a cui mi pregio d’essere iscritta. La recensione facciale mi vede interpretare il sior Durrell in compagnia di parecchi amici a più zampe. E dunque partiamo!

Prima però occorre chiarire che, da gran guitta!, avrei potuto infilare il testo anche in “Un libro scelto solo per la copertina”. Certo sono da sempre appassionata di Durrell, però l’arancione di Adelphi spacca di brutto. Salterebbe all’occhio persino in una giornata di nebbia. Anche se di Durrell non te ne fregasse un accidente. Potrei poi fare la furba inserendo il titolo nel carniere “Un libro non di narrativa”, ma si è detto che ogni categoria va sfamata con un libro. E leggere è un passatempo a cui non mi sottraggo mai.
Volendo esagerare, questa avventura di Durrell andrebbe di striscio anche nella categoria “Biografia”, difatti l’ultima parte racconta aneddoti legati a La mia famiglia e altri animalirecensito qui qualche migliaio d’anni fa –, romanzo autobiografico che narra la fanciullezza di Durrell a Corfù. E perché non accomodarlo – barando spudoratamente – anche nella categoria “Un libro da cui è stato tratto un film”? In realtà Il naturalista a quattro zampe rivela i retroscena del documentario che la BBC mandò in onda nel 1983: Il naturalista dilettante. Ma noi siamo scienza e non fantascienza, e quindi ‘sto bel libercolo mi viene buono solo come libro ispirato a fatti accaduti davvero. E adesso vediamo di capire cosa ci sta dentro.

Dicevamo che, negli anni Ottanta, Gerald e gentile consorte sono stati intruppati – leggi: aggiunti alla troupe – BBC per il documentario Il naturalista dilettante. In un anno di riprese hanno scorrazzato in lungo e in largo per il globo, andando in gita in posti inconsueti: niente mete vacanziere da drink con l’ombrellino, niente roba comoda, nessun resort a cinque stelle. Ovviamente il tutto è raccontato nello stile di Durrell, che riesce a rendere interessante anche la vita delle patelle. O quella delle nutrie che infestano la Camargue. O pregi e difetti dell’Amanita muscaria, un bel funghetto che sembra uscito da un cartone animato e che nel Medioevo le massaie sminuzzavano in ciotole di latte per uccidere le mosche. Il fungo, infatti, contiene una sostanza che ti manda steso. Con le manine intrecciate sul petto. Eppure le renne ne vanno ghiotte e ci pigliano delle lesche cannonare degne di nota. Il trucco sembra essere inghiottire il fungo senza masticarlo, i lapponi l’hanno imparato dalle renne e sono sempre ben lieti di mettere in pratica la faccenda. Dovessero offrirvi di provarlo in un coffee-shop di Amsterdam, fossi in voi declinerei gentilmente. Sempre che il posto non sia gestito da un simpatico Sami che ha lasciato la Lapponia per cercare il caldo – l’Olanda non sta ai tropici, ma di sicuro i Sami suderebbero anche in maglietta – o voi non siate renne. Se siete renne e mi state leggendo, be’, lietissima d’avervi tra gli amici di Giramenti.

Molto interessante anche la faccenda delle rane, che campano sempre nelle vicinanze del posto in cui sono nate. Non così i rospi, che se ne vanno a spasso per tornare a casa solo da adulti, nella stagione riproduttiva. E qui cominciano i problemi. Per ovviare alla mattanza stradale, in Olanda – lasciate perdere i funghetti, c’è tanto altro da fare! – hanno creato dei sottopassaggi per rospi migranti, in questo modo si evitano spiacevoli splatter. In Inghilterra, invece, pur trovando la cosa piuttosto intelligente ma non così tanto da rivoluzionare il paesaggio, hanno dato vita a una sorta d’aiuto estemporaneo destinato ai rospi di passaggio: lo slogan è “Aiuta un rospo ad attraversare la strada”. Gli amici dei batraci, armati di secchielli, caricano i rospi da un lato della strada e li portano dall’altra parte. A ben pensarci mi sembra un passatempo sano ed economico. Anche per i rospi.

L’ultimo capitolo del libro – e ultima puntata del documentario – racconta il ritorno di Durrell a Corfù, dove è ambientato il suo fortunatissimo La mia famiglia e altri animali. Il fatto che Durrell fosse conosciuto un po’ ovunque e che quel libro – così come i seguenti – l’avessero reso un autore assai famoso, non hanno comunque sciolto le riserve del nuovo proprietario della casa che fu della famiglia Durrell. Le riprese sono state fatte comunque, resta da capire se poi Gerald e compagnia siano stati arrestati.
Di questo libro occorre dire che rende perfettamente l’idea di quanto lavoro occorra fare per mettere in piedi un documentario naturalistico, di quanto poco ci sia d’improvvisato e di come, di quel poco, sia il conduttore del programma ad assumersi i maggiori rischi. Fare sorrisi alla telecamera, con un rinoceronte a pochi metri di distanza, non è cosa da tutti.

Di Durrell ho letto diverse cose, trovandolo sempre una buona compagnia. Questo libro non fa eccezione. E tenete presente che io non sono tipa da documentari sugli animali: li dormo tutti.

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Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

4 risposte a ““Il naturalista a quattro zampe” di Gerald Durrell (trad. di Gabriella Luzzani): lettura per il Reading Challenge 2016, con l’immancabile recensione facciale.”

  1. minty77 dice :

    Bellino, “Il naturalista a quattro zampe”. Non così esilarante come “Storie del mio zoo”, ma un po’ meno ammorbante di “Incontri con animali”. Alla fine c’è un po’ il rischio del deja-vù, perché sono tutti libri che parlano dei medesimi argomenti: lo zoo, i viaggi pro-documentari, ecc.
    Da questo punto di vista, con Durrell occorre un po’ alternare, perché ha scritto anche libri diversi da quelli più su citati ^^

    Io con la “mia” sfida di lettura 2016 sono assai indietro: per ora ho spuntato solo la casella “Una storia adatta ai bambini”, mettendoci “Strega madrina” di Jill Thompson, una cosa a metà fra il fumetto e il libro di filastrocche (ma bello lungo, più di 200 pagine °_°). Piacevole e disegnato assai bene ^^

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    • Gaia Conventi dice :

      C’è da dire che “Incontri con animali” fa girare – a vuoto – il contatore visite. 😉
      Complimenti per la tua sfida libresca, “Una storia adatta ai bambini” mi metterebbe in crisi. Già devo scegliere un libro consigliatomi da un infante. Avrei quasi deciso di barare, pigliandone uno a caso tra quelli che su YA fanno impazzire i tramisti. Prevedo una stroncatura con lampi e tuoni. 😀

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  2. Daniele dice :

    La storia dei rospi mi ha ricordato due cose
    1 – un vecchissimo videogioco, credo si chiamasse Frogger, in cui devi far attraversare la strada a un rospo senza farlo stirare. Archeologia ludica.
    2 – gli americani, nelle commedie sceme, vanno matti per l’idea dei rospi allucinogeni: se li lecchi, ti fai un trip. Nel caso fosse vero, la storia del principe ranocchio e i salvatori di rospi coi secchielli avrebbero una sfumatura nuovae psichedelica 😛

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