“Il mambo degli orsi” di Joe R. Lansdale.

Se conoscete la saga di Hap & Leonard, allora avete già presente il libro. Non serve averlo letto, assomiglia agli altri. Crudo, accattivante, fuori di testa, con dialoghi sboccati… e non manca il meteo avverso. Stavolta è pioggia su pioggia con inondazione nel finale.

Il mambo degli orsi – brossura Einaudi Stile Libero, con traduzione di Stefano Massaron – si distingue per l’eccessiva presenza di cazzo, negro e frocio. Sì, certo, nella saga si parla così – tutti parlano così, immagino sia il lato gioviale dei texani – ma qui i dialoghi sono tanti, mi sono chiesta se in qualche caso non servissero solo ad aggiungere cazzi e froci. Se mi capita di rileggere il libro, vedrò di contarli, penso si possa arrivare a un record difficilmente battibile.

Nonostante il lessico yankee-ammeregano-cazzone-frociaiolo, il libro scorre bene e la storia – mica un plot che preveda tre lauree in astrofisica, sia chiaro – si lascia leggere e fa sorridere. Nella vicenda i nostri eroi prendono più botte di quelle che riescono a dare, finiscono presi a calci in culo dal Ku-Klux-Klan, tentano di ritrovare l’ex morosa di Hap che si è infilata in un brutto casino, incontrano uno sceriffo con l’orchite, un cattivone che tiene in pugno tutta la città e qualche buono che non è buono come sembra. E poi, chiaramente, c’è un tempo di merda e arriva l’alluvione.

Se siete fan di Hap & Leonard, leggetelo. Se vi piacciono i dialoghi scoppiettanti, leggetelo. Se cazzo, negro, culo e frocio vi procurano intimi spasimi di fastidio, non leggetelo. Ah! Se vi state chiedendo cosa sia il mambo degli orsi, trattasi di salto della cavallina, e vi faccio notare che nel romanzo – strano ma vero – Hap non tromba.

(L’appendice è affidata a Sandrone Dazieri, potete anche saltarla).