“La Compagnia della Morte” di Alfredo Colitto.

“Scopri l’autore” sbraita Piemme in copertina, e io ci sono rimasta di sasso. Non credo che Colitto abbia bisogno d’essere scoperto, Colitto è molto conosciuto come autore di gialli storici e come traduttore. Non la finirò mai di dire che solo lui sa rendere Hap & Leonard – noi abbiamo recensito Rumble TumbleBad ChiliCapitani Oltraggiosi – come piace a me: nudo e crudo, letale e godibile.

Però sono costretta ad ammettere che il prezzo del volume fa parecchio gola, soprattutto se Colitto non ti è editorialmente indifferente. Dunque ho finto di voler “scoprire l’autore” e mi sono pappata il libercolo dal costo vantaggioso. Soldi ben spesi.

«Colitto fa vivere e respirare la storia», dice Don Winslow in quarta di copertina, e se non lo sa lui che da Colitto è stato tradotto in italico idioma in diverse occasioni…
La Compagnia della Morte fa da lancio – da esca, da aperitivo, come preferite – a Peste, che già sto leggendo. Delle differenze tra i due testi vi parlerò a cose fatte, quando Peste sarà annoverato tra i già letti. Per il momento posso dirvi che La Compagnia della Morte mi è sembrato meno curato del seguito, per quanto il protagonista – dell’uno e dell’altro – sia parecchio interessante.

Siamo a Napoli, nell’agosto del 1655, e il pittore Sebastiano Filieri – un figo, ma anche l’occhio vuole la sua parte – è chiamato al capezzale della cognata: Maria deve rivelargli un terribile segreto, e lo fa in punto di morte così può andarsene più leggera. Salire al cielo non è mai certo, farlo con un mattone forato sulla coscienza non semplifica il percorso. Ecco che il nostro Sebastiano scopre chi gli ha massacrato moglie e figlia, e da lì parte il suo racconto, fatto di soldati spagnoli da infilzare come spiedini – questo l’hobby della Compagnia della Morte –, colleghi pittori e all’occorrenza bravi spadaccini, Masaniello e i suoi rivoltosi, e parenti serpenti. Molto parenti e molto serpenti.
Un giallo interessante ma non all’altezza di Cuore di ferro – letto e mai recensito perché a quei tempi mi facevo beatamente i cazzi miei – e, almeno a quanto ho potuto stabilire fin qui – a Peste, il sequel. Ovviamente di Peste vi parlerò presto, datemi il tempo d’arrivarci in fondo.

Detto questo, e tenendo presente che Colitto ha sempre una buona penna – a volte più, a volte meno, ma questo succede a tutti –, se intendete leggere Peste dovete prima leggere questo. Non che, facendo altrimenti, di Peste non si capisca una mazza. Ma è nel prequel che il personaggio di Filieri viene raccontato per bene, è lì che si capisce perché il poveretto fa l’antipatico e s’impone ‘na vitaccia demmerda. Quindi direi di considerare La Compagnia della Morte come uno step: se il libro non vi convince del tutto, sappiate che il meglio viene dopo.

In La Compagnia della Morte – da pagina 155 a pagina 178 – trovate un assaggio di Peste. Ed è un assaggio che mette fame.

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Scrivo, ma posso smettere quando voglio.

4 risposte a ““La Compagnia della Morte” di Alfredo Colitto.”

  1. impossiball dice :

    perchè in “giramenti quotidiani” e non in “libri sì”?

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    • Gaia Conventi dice :

      Cavolo! Hai fatto bene a farmelo notare. Di default tutti i post finiscono in “giramenti quotidiani”, tranne quando la padrona di casa si ricorda di metterli nel cassetto più adeguato.

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  2. Daniele dice :

    Il prezzo è effettivamente nella categoria “te lo tiro in testa, perciò leggilo!”, praticamente un prezzo da e-book.
    Se lo beccherò in giro, gli darò una possibilità (i gialli un po’ mi piacciono, ma sono troppo scemo per raccogliere la sfida dell’autore a scoprire il colpevole prima del “detective”).

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